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domenica 6 dicembre 2009

Portafogli gonfi di mattoni

Paperoni d'Italia pronti a investire nel mattone. Malgrado il clima di incertezza che il mercato sta scontando, un investitore "affluent" su due si dichiara pronto, di qui ai prossimi due anni, a puntare sull'acquisto di un immobile. Questa la prima indicazione che arriva da una ricerca Aipb (Associazione italiana private banking).

Ricavata da interviste vis a vis condotte in settembre su un campione di 700 persone che si servono di consulenza private banking o che rientrano nella fascia target (in pratica, clienti o possibili clienti con all'attivo almeno 500mila euro di patrimonio finanziario investibile) l'indagine rivela che il 43,3% degli interpellati si dichiara "abbastanza interessata" all'acquisto di immobili in un lasso di tempo che va da oggi al 2011.

Clientela target di private banking divisa quindi a metà tra partito del "no" e partito del "sì". Ancora una volta è la crisi economica a creare un clima attendista e lasciare gli investitori alla finestra.

Per la clientela ad alto budget di spesa questo, tuttavia, è uno dei momenti più favorevoli per muoversi: molte le opportunità di scelta sul mercato, in un'ottica di investimento riflessivo. In più si tratta di acquirenti dotati di buoni margini di liquidità e quindi molto meno legati alla stretta del credito che sta frenando molte delle compravendite di immobili subordinate ai mutui bancari.

L'altra indicazione importante è che si compra più per mettere a reddito (17% contro il 12% di un anno fa) , a scapito di acquisti o sostituzioni di prime e seconde case da abitare direttamente.

L'87% degli intervistati ha dichiarato di pensare personalmente alla gestione del proprio patrimonio immobiliare, senza il supporto di un consulente esterno - utilizzato solo dal 12,4% del campione. Un comportamento diffuso soprattutto nei comuni medio-grandi del centro-sud.

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Scelta sempre valida e sicura si conferma il residenziale di pregio: ha tenuto a livello di quotazioni ed è appena stato sfiorato dalla crisi in fatto di appeal sul mercato in virtù di un'offerta limitata per quantità e qualità, soprattutto se si parla di location centrali di grandi città (Milano e Roma in testa).

Cristina Giua, Il Sole 24 Ore, Casa&Case, 21 novembre 2009