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martedì 27 maggio 2014

"Non voglio svendere!". Ma la casa si è rivalutata fino all'80% dal '98 a oggi

Dall'inizio dell'attuale crisi economica i prezzi delle case sono scesi costantemente e molti sono i proprietari che preferiscono tenersi la casa "piuttosto che svendere". Ma se analizziamo l'andamento dei valori immobiliari nel tempo, sia per le grandi città che per i capoluoghi di provincia, è chiaro che i beni immobiliari hanno subito in meno di vent'anni una crescita enorme del loro valore, con picchi oltre l'80%.

Prendendo in esame il periodo dal 1998 al 2013 a livello nazionale si è registrato un più 53% in termini di rivalutazione. Tra le grandi città italiane si nota che quella che si è rivalutata maggiormente è stata Napoli con il 93,8% ed è proprio il capoluogo partenopeo quello che, nel corso del tempo, ha avuto rivalutazioni record: +202% dal 1998 al secondo semestre del 2006. A seguire nella classifica troviamo Roma con l'83,1% e Milano con il 68,4%. 2007-20013: analizzando la fase discendente del mercato, quella che è iniziata nel 2007, a livello nazionale si registra una diminuzione del 31,6%. La città dove gli immobili hanno perso maggiormente valore è stata Bologna con -40,8%, seguita da Bari con -39,2%. Gli immobili hanno ceduto meno a Milano (-22,3%) e Roma (-27,4%).

Dal 1998 la rivalutazione delle abitazioni nei capoluoghi di provincia e nell’hinterland delle grandi città è stata rispettivamente del 19,4% e del 29,9%, quindi, meno forte di quella che si è avuta nelle grandi città. In queste realtà sull’onda del boom immobiliare dalla fine degli anni ’90 agli inizi del 2000 molte nuove costruzioni sono state messe in cantiere (più difficile che ciò si realizzasse nelle grandi città) e questo ha contribuito a calmierare i prezzi di mercato. 1998-2013: l’analisi delle rivalutazioni di tutti i capoluoghi di provincia per realtà geografiche vede un maggior incremento di valore nei capoluoghi del Sud (+39,7%), del Centro (+21,4%) e del Nord (+9,8%).

I picchi di rivalutazione sono stati rispettivamente del 113,1% al Sud Italia, dell’83,5% al Centro e del 63% al Nord Italia. 2007-2013: dal secondo semestre del 2007 ad oggi la perdita di valore nelle diverse realtà territoriali è stata abbastanza vicina: -31,6% per le grandi città, -33,5% per i capoluoghi di provincia e -32,8% per l’hinterland. La diminuzione di valore dal secondo semestre del 2007 è stata più forte per le località del Sud Italia (-34,2%), seguite dal Centro (-33,8%) e dal Nord (-32,6%). Specifichiamo però che il ribasso al Sud è iniziato un semestre dopo, e cioè nel primo semestre del 2008, per cui la perdita di valore è stata più repentina a causa soprattutto della forte difficoltà di accesso al credito acuita da problematiche di disoccupazione.

- Il Ghirlandaio, 26 maggio 2014