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sabato 21 giugno 2014

Fondo Monetario. Costi delle case sproporzionati rispetto ai redditi

Ormai da mesi, o sarebbe meglio dire anni, continuiamo a sentire che i prezzi delle case sono troppo alti e che, per questo motivo, il mercato è in stallo dato che, complice la pesantissima crisi economica che ha stravolto le economie di buona parte del mondo, anche i mutui non vengono più concessi se non col contagocce. In realtà alcuni timidi segnali di ripresa, a voler essere onesti, negli ultimi tempi si sono visti e come è stato rilevato anche dall’ultimo osservatorio sui prezzi del mercato residenziale compiuto dall’Ufficio Studi di Immobiliare.it, i costi sono leggermente diminuti, anche se non ancora in una misura tale da rendere veramente fluido il mercato. Oggi a dare un’ulteriore parere in questo senso è addirittura il Fondo Monetario Internazionale che, senza mezzi termini, ha lanciato un preciso allarme sui costi eccessivi degli immobili in generale e, in particolare, su quelli del settore residenziale con un’indagine riportata da MonitorImmobiliare.

Inghilterra, ma non solo
Sono passati pochi giorni da quando noi stessi di Immobiliare.it vi avevamo riferito di come il Governo Inglese fosse dovuto correre ai ripari per cercare di arginare l’impennata preoccupante delle quotazioni immobiliari nella City, concedendo alla Banca Centrale d’Inghilterra poteri mai dati fino ad oggi, per vigilare sulla concessione di mutui per l’acquisto che fossero effettivamente proporzionali alle capacità di spesa dei richiedenti e cercare di evitare lo scoppio di una bolla di mutui subprime in salsa britannica.

Sempre nella stessa direzione va il monito lanciato dal Fondo Monetario Internazionale che, numeri alla mano, ha evidenziato come in troppe parti del pianeta i costi degli immobili siano oggi notevolmente al di sopra delle medie storiche. Nonostante gli effetti della crisi economica stiano lentamente svanendo, ha detto un portavoce dell’istituto che ha sede a Washington, in molti stati (Italia inclusa), la bolla e le sue conseguenze non sono ancora state riassorbite dal sistema e, se non si corre ai ripari, si rischia non solo che questa non venga riassorbita, ma che addirittura, come temuto nel Regno Unito, riesploda.

Prezzi, redditi e affitti
I dati che ha comunicato il Fondo Monetario Internazionale prendono in esame il costo degli immobili confrontando questo, tanto per il settore delle vendite quanto per quello degli affitti, con il reddito pro capite dei cittadini. È in virtù di questi parametri e della loro variazione relativa nel tempo che sono state calcolate le medie storiche, con conclusioni alla fine non dissimili da quelle che, nel maggio scorso, aveva già diffuso con allarme l’Ocse.

Per fare qualche esempio concreto, stando all’indagine del Fondo Monetario Internazionale, in Canada i costi del mattone sono superiori nella misura del 33% rispetto ai redditi percepiti nel Paese e addirittura dell’87% se parametrati alla serie storica degli affitti. Trasferendoci da questa parte dell’oceano Atlantico e andando ancora una volta ad analizzare gli stessi parametri per il Regno Unito si vede come, rispetto ai redditi, l’incremento dei costi delle case sia stato, nel lungo periodo, del 27% e del 38% rispetto al parametro costituito dagli affitti.

Prezzi in salita e prezzi in discesa
ContInuando a scorrere i numeri resi noti dal Fondo Monetario Internazionale si scopre come, a livello globale e su base annua, l’incremento dei prezzi degli immobili sia stato pari al 3,1%, ma anche come questo non sia stato omogeneo in tutte le nazioni prese in considerazione e come, anzi, in alcune sporadiche eccezioni i costi del mattone siano addirittura diminuIti.

A vedere il segno negativo davanti al numero della variazione di prezzo sono stati principalmente gli Stati definiti come “periferici dell’eurozona“; fra di essi si segnalano la Grecia con un decremento del 7%, l’Italia con una diminuzione del 6,6% e la Spagna, dove la riduzione media dei prezzi delle case è stata pari al 5%. Salgono invece i prezzi degli immobili negli Stati Uniti d’America ma, tranquillizzano dal FMI, il mercato è sano e non è vittima di una sopravvalutazione. Quali sono, ad oggi, i mercati più convenienti? Secondo il Fondo Monetario la palma del migliore spetta al Giappone dove i costi degli immobili sono notevolmente inferiori (41%) rispetto ai redditi e persino agli affitti (38%), ma godono di un’ottima profittabilità anche la Germania e l’Estonia con una differenza fra costi e redditi pari a circa il 10% per ciascuna delle due nazioni.

- Andrea Polo, 16 giugno 2014

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giovedì 12 giugno 2014

Immobiliare. La perenne luce in fondo al tunnel

Una riflessione sugli ultimi dati sulle compravendite immobiliari pubblicati dall'Agenzia del Territorio. Lieve ripresa e segnali di speranza  Leggi l'articolo

sabato 7 giugno 2014

Le compravendite immobiliari tornano in terreno positivo

Torna finalmente il segno positivo negli scambi di abitazioni in Italia. Il primo trimestre del 2014, nei dati dell'Agenzia delle Entrate pubblicati questa mattina, registra la fine - per il momento temporanea - del bollettino di guerra che ogni tre mesi segnalava perdite, anche di due cifre, nelle transazioni residenziali. È presto per leggere nei numeri un'inversione di tendenza, anche perchè i dati risultano influenzati dallo slittamento di una parte dei rogiti al nuovo anno per sfruttare la più conveniente imposta di registro.

Il mercato immobiliare italiano quindi nei primi tre mesi del 2014 cresce dell'1,6% rispetto allo stesso periodo del 2013. Da sottolineare che a fare da traino è soprattutto il settore residenziale (+4,1%), quello al quale appartengono la maggioranza degli scambi. Anche il segmento commerciale registra un aumento degli scambi del 4,7%.

Il settore residenziale
Con 98.403 transazioni, il mercato immobiliare delle abitazioni segna una crescita del 4,1%, più marcata al centro (+10,5%) e al nord (+4,7), mentre resta negativo il sud (-1,6%), seppur con minore intensità rispetto agli stessi periodi precedenti. Erano state 94.555 le compravendite nel primo trimestre del 2013, mentre negli ultimi tre mesi del 2013 si erano registrati 108.804 scambi. Le pertinenze scambiate, perlopiù box, sono state 77.429 (-0,1%).
L'aumento delle compravendite ha interessato in misura minore i Comuni non capoluogo (+1,7%) e maggiormente i capoluoghi che segnano un +8,8%, con un picco proprio nei capoluoghi del centro (+17,3%).
Le abitazioni scambiate nelle otto principali città per popolazione sono state 18mila circa, registrando così un aumento negli scambi del 10,2 per cento. A guidare la classifica della ripresa del mercato residenziale è Bologna (+29,2%), che peraltro già nello scorso trimestre si era mossa sulla parità, seguita da Genova (25,3%) e Roma (21,4%). Bene anche Torino (+10,8%) e Firenze (+9,7%), mentre Milano registra un aumento del 3,4% contro il rialzo del 12,8% nelle compravendite dell'ultimo trimestre 2013 su un anno prima. Chiudono il primo trimestre 2014 ancora con il segno negativo Palermo (-1%) e Napoli (-25,2%), dove, però, il dato delle compravendite nei primi tre mesi del 2013 era stato alterato dalle dismissioni del patrimonio immobiliare pubblico del Comune: l'hinterland napoletano fa, infatti, registrare un dato positivo, +4,1%, mai rilevato dal 2010.
Per quanto riguarda la provincia delle grandi città si registrano aumento nell'ordine di quasi il 10% a Genova e Palermo.

Il settore non residenziale
Andamento diversificato, invece, per i settori non residenziali, con il commerciale che cresce del 4,7% rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente, il produttivo che perde lo 0,8% e il terziario lascia sul terreno il 10,3% dei volumi di scambio. In particolare, il terziario (che comprende uffici e istituti di credito) prosegue il trend negativo, che vede il comparto in perdita da dieci trimestri consecutivi. In generale il settore terziario e commerciale hanno perso metà degli scambi dal primo trimestre del 2004. Il settore produttivo da quella data frena la perdita al 35%.

- Paola Dezza, Casa24, Il Sole 24 Ore, 3 giugno 2014

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