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lunedì 30 novembre 2020

Osservatorio immobiliare, per Nomisma segnali di ripresa dal 2022

Tra una ripresa a “K” dell’economia e le conseguenze non ancora molto chiare della pandemia sulle finanze delle famiglie, la domanda di abitazioni in Italia è divisa tra nuove esigenze e possibilità limitate. Nel terzo Osservatorio sul Mercato Immobiliare 2020, Nomisma tratteggia l’andamento del settore e delinea le previsioni per i prossimi mesi.

Scenario macroeconomico

La ripresa dell’economia mondiale, secondo il capo economista di Nomisma Luca Poma, probabilmente non sarà a V né a L, ma sarà a K; ovvero, disuguale da Stato a Stato e da comparto a comparto, poiché la pandemia si è abbattuta sì su tutti, ma non tutti hanno subito lo stesso tipo di conseguenze.

“Guardando all’andamento del Pil dei diversi Paesi, - osserva Poma, -  la Cina è l’unica economia che ha avuto risultati positivi sia nel secondo che nel terzo trimestre. La pandemia ha colpito sì tutto il mondo ma non tutti allo stesso modo, e questo ha avuto diverse conseguenze. La Cina ad esempio non ha avuto un numero di contagiati tali da compromettere la ripresa economica, a differenza di altri Paesi molto più danneggiati come Italia e Francia o addirittura gli Stati Uniti, che risultano il Paese più danneggiato in assoluto, benché potrebbe avere un rimbalzo positivo in tema immobiliare grazie alle tematiche ambientali care a Biden”.

Prezzi e compravendite immobiliari nel terzo trimestre 2020

Le famiglie italiane, secondo l’amministratore delegato di Nomisma Luca Dondi, non hanno ancora ben chiaro in che modo le difficoltà della ripresa economica si ripercuoteranno sui loro portafogli. “Le intenzioni di acquisto immobiliare restano quindi molto elevate nonostante alla situazione che viviamo, costituite soprattutto da una domanda di necessità e di sostituzione dell’abitazione attuale”. Importante anche l'andamento delle intenzioni di affitto e di ristrutturazione, centrale per la riqualificazione degli immobili italiani, alla luce dei bonus governativi.

Dal punto di vista delle compravendite, prosegue Dondi,  la ripresa è stata a L. “Dopo lo stop forzato della primavera la risalita è stata lenta e graduale. I tempi della ripresa saranno lunghi e lo si nota anche dall’andamento di compravendite, canoni e prezzi”.

In particolare, il lockdown, con la conseguente diminuzione della capacità di spesa delle famiglie, porterà ad una flessione del 20% del volumi di compravendita di abitazioni rispetto al 2019.

Nel mercato residenziale i primi sei mesi dell’anno avevano evidenziato una flessione consistente dei livelli di attività transattiva, testimoniata da una variazione tendenziale del -15,5% nel primo trimestre, a cui era seguito un calo ancora più intenso- -27,2% - nel secondo trimestre.

Le previsioni di calo per il quarto trimestre porteranno a chiudere l’anno nell’ordine delle 500.000 unità transate (-17,1%) secondo lo scenario “Base”, o 491.000 unità transate (-18,7%) secondo lo scenario “Hard”. Considerato che, prima della diffusione del Covid-19, le previsioni per l’anno in corso prefiguravano un numero di compravendite pari a 612mila, risulta evidente l’ampia quota di mercato che la pandemia ha eroso.

Dal punto di vista dei prezzi immobiliari, tuttavia, il calo non è stato così forte in quanto chi vende non accetta eccessivi sconti, il che se possibile rallenta ancor più l’andamento delle compravendite. Meglio invece il mercato delle ristrutturazioni, anche alla luce degli incentivi statali, centrali per le imprese e per la rivalutazione del patrimonio immobiliare italiano.

Mercato dei mutui 2020

Dal punto di vista del mercato del credito, secondo Dondi “a sorprendere è stato il ritardo con cui il sistema bancario si è adeguato al cambiamento di scenario economico”. Nonostante un quadro macro economico che consigliava prudenza e le massicce richieste di moratoria dei mutui che mettevano a nudo le fragilità reddituali dei mutuatari di più recente attivazione, infatti, il settore creditizio ha continuato ad assecondare le richieste di finanziamento provenienti dalle famiglie.

Nello specifico, nella prima metà del 2020 si è registrata una flessione nell’erogazione di mutui di appena il -1,7% rispetto allo stesso periodo del 2019, grazie alla finalizzazione di pratiche avviate pre-lockdown. Il terzo trimestre dovrebbe essere stato sostanzialmente favorevole, “ma le attese sul quarto trimestre sono più fosche”, con una flessione del 6,4% nello scenario “Base” e dell’8,7% nello scenario “hard”.

Solo nelle ultime settimane – per Nomisma- a seguito della seconda ondata virale gli istituti di credito hanno deciso di mutare gradualmente orientamento adottando un approccio più attento e selettivo.  Per l’Istituto bolognese si è trattato di una conseguenza “inevitabile” e, per certi versi, quasi “tardiva”.

Scenario immobiliare 2020 e previsioni 2021

Pre-Covid, secondo Nomisma, la domanda di investimento era tornata ad affacciarsi sul mercato, attratta non più soltanto dalla dimensione locativa, ma da una prospettiva di risalita ancorché timida dei valori. Riguardo alla domanda per utilizzo diretto, a causa della pandemia non sono tanto venute meno le intenzioni di acquisto, quanto la sostenibilità di parte delle stesse poiché strettamente dipendenti dal sistema del credito.

Secondo Nomisma nel 2021 l’andamento dell’attività transattiva dipenderà dall’entità del rimbalzo a livello economico e “dall’effettiva tempestività ed efficacia con cui i vaccini annunciati nelle ultime settimane saranno resi disponibili”.  Le incertezze in proposito accreditano per il 2021 uno scenario per le compravendite non dissimile da quello dell’anno in corso, con un risultato complessivo di 495mila transazioni nello scenario più favorevole e di 467 mila nello scenario più avverso.

Per l’istituto bolognese la ripresa sarà lenta e graduale e si manifesterà nel biennio 2022-2023 con un’intensità che non permetterà di recuperare in tempi brevi i livelli pre Covid-19, relegando il mercato, almeno fino al 2023, al di sotto delle 600 mila transazioni.

Segmenti immobiliari, andamenti diversi

Per quanto riguarda i diversi settori, nel residenziale, secondo Elena Molignoni, project manager di Nomisma, si distinguono tre tipi di mercato: di necessità, dipendente dal credito e con poco potere contrattuale da parte dell’acquirente; di riqualificazione, condizionata agli incentivi e alla loro effettiva applicabilità; di investimento, rivolta soprattutto ai segmenti alternativi.

Per quanto riguarda invece l’immobiliare non residenziale, esiste un mercato di immobili strumentali, uno di immobili da riqualificare (strumentali o da investimento) e uno per investimento, che devono tenere conto dei trend spinti ancor più dalla pandemia, come il dilagare dell’e-commerce e dello smart working che plasmeranno gli spazi non residenziali nel prossimo futuro.

Riguardo ai valori, nel 2021 Nomisma prevede segni negativi per tutti i comparti, più pronunciati per gli immobili d’impresa (rispettivamente -2,5% e -1,9% per uffici e negozi nello scenario “base”), rispetto al settore residenziale (-1,6%). Le contrazioni più intense sono attese per il segmento direzionale, con un arretramento di 4,5 punti percentuali al termine del triennio di previsione (2021/2023), mentre il settore commerciale nel medesimo periodo presenterà un calo del 3,3%

Il settore residenziale sarà il meno colpito dalla riduzione dei valori (-2% il differenziale al termine del periodo 2021/2023 rispetto alla media dei prezzi del 2020) e sarà in ogni caso l’ambito in cui si manifesterà per prima l’inversione di tendenza.

Analisi per città

Secondo Molignoni, i tre mercati di Milano, Firenze e Bologna hanno affrontato i peggiori cali nel residenziale, in particolare Firenze. Nel non residenziale, Milano ha conservato il suo dinamismo, anche a fronte di una inevitabile flessione.

Milano e Bologna saranno le prime a evidenziare segnali di crescita a partire dal 2022, cui seguiranno Firenze, Venezia, Palermo e Cagliari nel 2023. I cali più intensi riguarderanno Torino, Genova e Roma, con un andamento deflattivo per tutto il triennio considerato.

- Floriana Liuni, Idealista.it, 26 novembre 2020


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venerdì 13 novembre 2020

Mercato immobiliare italiano: previsioni per la ripartenza dopo il covid

Coordinate per la ripartenza: questo il tema della conferenza annuale Tecnocasa intitolata “REvolution”, che ha fatto il punto sul mercato immobiliare italiano nel 2020 alla luce delle conseguenze della pandemia e con previsioni, per quanto possibile, su quello che accadrà nei prossimi mesi.

Indicatori del mercato immobiliare e covid

Quali sono stati quindi i riflessi sul business di Tecnocasa e sul mercato immobiliare in genere della pandemia? “Avevamo avuto un 2019 decisamente brillante con 600 mila transazioni, - nota Fabiana Megliola, responsabile ufficio studi Tecnocasa. - Nei primi sei mesi 2020 tuttavia si è visto un calo 21,8%, che ci porteremo fino alla fine dell’anno, ma ci sono indicatori nel terzo trimestre che sembrano positivi. Parlando ovviamente con prudenza perché già da settembre la situazione è nuovamente cambiata”.

Tra gli indicatori che fanno ben sperare, i tempi di vendita in calo dopo il lockdown. “Chi si muoveva voleva concludere in fretta la compravendita data la paura di un secondo lockdown, - spiega Megliola.  Contemporaneamente però c’è stato chi ha rinunciato ad acquistare perché insicuro del mantenimento del proprio posto di lavoro”.

Locazione e vendita di immobili nel 2020

Dal punto di vista di domanda e offerta, il cambiamento di esigenze abitative dopo il primo lockdown ha fatto aumentare la richiesta del trilocale (41%) e delle soluzioni indipendenti. Lato offerta, il 32,3% è rappresentato da trilocali ma aumentano anche i tagli minori posti sul mercato, data la volontà di cambiarli per soluzioni più ampie.

“I prezzi nell’hinterland delle grandi città hanno sofferto meno, - aggiunge Fabiana Megliola, - perché queste zone hanno raccolto le richieste di acquisto di chi desiderava tagli grandi indipendenti e prezzi accessibili, tendenza che comunque era in atto già da qualche anno. Gli hinterland di Milano, Firenze e Verona hanno performato meglio”. Per quanto riguarda invece le grandi città, calo dell’1% generalizzato ma a Milano e Verona i prezzi sono stati comunque in lieve aumento. In particolare Milano, che nel 2019 aveva visto una crescita del 12,6%, anche ora chiude in positivo grazie all’attrattività per investitori nazionali e internazionali. A soffrire la sola componente di investimento per turismo.

Per quanto riguarda il mercato delle locazioni, negli scorsi anni si era vista una crescita nelle grandi città in quanto molti sceglievano l’affitto come scelta abitativa e non solo come necessità. Con il lockdown e il rientro alle case di origine, nonché con il crollo degli short rent, l’offerta di soluzioni in affitto è aumentata con conseguente compressione dei canoni.

Tengono le locazioni nei capoluoghi di provincia nei casi in cui si preferisce mantenere l’affitto prima di essere sicuri di potersi permettere un acquisto, mentre le locazioni turistiche hanno in parte risentito dello scoppio della pandemia in una stagione, la primavera, in cui si raccoglie la maggior parte delle prenotazioni.

“La riapertura e la riscoperta del turismo di prossimità hanno determinato però un boom di presenze e richieste e in parte anche di acquisto, - segnala Megliola, - con prezzi anche in crescita nel caso del lago. Premiate le località che hanno investito in infrastrutture cittadine”.

Quali case comprano gli italiani

Dal punto di vista socio demografico, tra le 25500 compravendite analizzate si evidenzia un calo degli acquisti per investimento con una componente, però, in crescita dell’acquisto di case vacanza. Secondo Piero Terranova, analista dell’Ufficio Studi Tecnocasa, si investe di più a Napoli, mentre cala decisamente Genova, Milano; nelle altre grandi città il livello resta più o meno invariato.

Tra le tipologie acquistate, aumentano le ampie metrature e le soluzioni indipendenti, mentre dal punto di vista degli spostamenti, rispetto allo scorso anno questi avvengono meno all’interno della stessa città e di più nell’hinterland o in altre province.

Per quanto riguarda le locazioni, continuano a prevalere i contratti a canone libero ma crescono anche i contratti transitori data la conversione di alloggi in affitto breve in soluzioni ad affitto prolungato.

Immobili per l'impresa nel 2020

Sul lato immobili per l’impresa, secondo Fabiana Megliola si tratta del segmento che più sta soffrendo per le conseguenze economiche del coronavirus.

“I capannoni sono la tipologia che ha risposto meglio grazie all’ecommerce, - nota Megliola, - ma comunque canoni e prezzi sono in calo perché non sempre esistono soluzioni di qualità. I riscontri migliori sono nel nord est, dove le aziende hanno continuato a produrre durante il lockdown, e nelle zone in cui si è continuato a investire in infrastrutture come l’area BreBeMi”.

La tipologia dei negozi ha invece sofferto in quanto i locali destinati al food, che avevano avuto una grande espansione negli ultimi anni, sono stati pesantemente danneggiati dalle chiusure. Hanno meglio reagito le aziende che si sono affidate alla multicanalità per la vendita di beni e servizi e i negozi di prossimità, che hanno ben sopperito alle esigenze di quartiere.

Dal punto di vista degli uffici il trend è da definire ed è duplice: da un lato richiesta di maggiori spazi per aumentare il distanziamento sociale sul lavoro, dall’altro minore richiesta per quelle aziende che decideranno di potenziare lo smart working anche a emergenza terminata.

Previsioni 2020 per il mercato immobiliare

Quali previsioni per il 2020? Il gruppo Tecnocasa stima un calo nelle compravendite di almeno 100 mila unità e prezzi in calo tra l’1 e il 3 per cento. Anche i canoni di locazione sono previsti in diminuzione a causa dell’aumento dell’offerta e della maggiore incertezza. Tuttavia, sostiene Megliola, “Il mercato immobiliare esiste e resiste e può cogliere l’occasione di reinventarsi anche sotto il profilo della sostenibilità, intesa come rispetto per l’ambiente ma anche accessibilità da parte di tutte le fasce sociali, contribuendo al rilancio dell’economia mattone dopo mattone. Peraltro il credito assiste perché i tassi al momento sono molto favorevoli”.

Mutui casa, previsioni per il 2020

Conferma quest’ultima visione relativa ai mutui casa Renato Landoni, presidente di Kiron Partners. “Grazie a tassi Euribor e Eurirs e medi in calo, a settembre la domanda di mutui si è mostrata in aumento, come anche le erogazioni. Tolte le surroghe, tuttavia, abbiamo un  calo del 2.6%. Da dicembre a giugno c’è stato un revival delle surroghe che rappresentano ancora circa il 19% del totale”.

La maggior parte delle richieste di mutuo avviene per l’acquisto della prima casa e per durate superiori ai 20 anni. L’84% circa delle richieste puntano sul tasso fisso mentre l’importo medio si aggira intorno a 114 mila euro.

“Per i prossimi tempi i tassi resteranno bassi ma le erogazioni resteranno prudenziali a causa della difficile situazione economica, - prevede Landoni. – A maggior ragione ora, quindi, la scelta di contarrre un muto deve essere consapevole e sostenuta da consulenti professionali”.

- Floriana Liuni, idealista.it, 12 novembre 2020


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