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mercoledì 24 febbraio 2021

Immobiliare, trattative lampo fra chi vende e chi compra. Con il Covid cresce anche la voglia di seconde case

Trattative lampo fra chi vende e chi compra. Il 2021 porta una ventata di fiducia nel mercato immobiliare residenziale: la contrattazione che un tempo poteva anche trasformarsi in un estenuante braccio di ferro tra vecchio e nuovo proprietario di casa lungo mesi e mesi, oggi tende ad assottigliarsi. Complici il Covid e il timore dei contagi, ma anche la congruità dei prezzi, i tempi si sono dimezzati. E addirittura a volte l’acquisto si concretizza in pochi giorni, come rileva Andrea Chiusano, titolare e fondatore, nel 1989, dello studio Chiusano&C. Immobiliare, uno dei più grandi e prestigiosi di Torino. Se da un lato la pandemia frena gli investimenti immobiliari (-13,9% nei primi nove mesi del 2020 a livello nazionale rispetto all’anno precedente, con un +3,1% nel terzo trimestre e ottimismo per il 2021), dall’altro dà una spinta alla qualità del mattone incoronando regina la prima casa. Quel nido che una volta, soprattutto per le persone in carriera, era considerato il rifugio del weekend o addirittura un dormitorio, oggi diventa un fortino caleidoscopico: si fa ufficio per lo smart working, risto-bar e biblioteca per il tempo libero, parco giochi per i figli. Ed ecco che, come registra Fiaip, la Federazione italiana agenti immobiliari professionali, negli ultimi tre mesi del 2020, rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, le richieste di prima casa sono aumentate del 15% e quelle di seconda casa del 30%, con i due terzi delle trattative che vanno in porto. In crescita anche le richieste di appartamenti da ristrutturare per sfruttare le agevolazioni fiscali. Stabili i prezzi (-0.2% di media generale), in alcuni casi in aumento (case indipendenti e con ampi terrazzi).

Chiudere l’affare

La trattativa, si diceva, si chiude più in fretta. E il distanziamento sociale ha il suo ruolo in questa dinamica. «Il trend nazionale va nella direzione di chiudere prima l’affare – spiega Gian Battista Baccarini, presidente Fiaip – Chi decide di andare a vedere fisicamente un appartamento, dopo averlo analizzato on line, di solito è ben orientato a fare il passo dell’acquisto. La paura legata al Covid limita la mobilità e quindi si è molto ridotta la percentuale di chi va solo a curiosare. Prima in media per chiudere una trattativa ci volevano 6-8 mesi, ora 3-5 mesi. Il che è positivo sia per il proprietario sia per l’agente immobiliare perché si perde meno tempo». In qualche caso, addirittura basta una visita per convincere l’acquirente con le idee chiare. Merito della corrispondenza tra valore dell’alloggio e prezzo. Lo spiega Chiusano: «Una volta c’era più disallineamento – nota l’esperto - Ma quando proponi un bell’oggetto al prezzo giusto, il cliente compra in fretta. La pandemia non ha inciso sui prezzi delle case, che sono rimasti pressoché gli stessi, ma sulla voglia delle persone di vivere in spazi più ampi, optando sempre più spesso per alloggi con una camera in più». Gli appartamenti vanno dunque ripensati dalle fondamenta. «I costruttori dovranno fare attenzione al cambio di abitudini e dovranno apportare delle modifiche nella distribuzione interna degli spazi degli immobili in costruzione, per incontrare e soddisfare le esigenze dei futuri compratori», è la riflessione di Arcase immobili di prestigio, affermato studio torinese. E chi aveva la vista su palazzi e soluzioni abitative piccole, ora vuole avere un bel paesaggio di fronte. Dunque, via libera a ville e villette, che ritrovano la luce dopo anni di penombra, ma con una accortezza alle spese. «In tanti comprerebbero la casa indipendente nella prima periferia della città, ma non tutti possono sostenere i costi di gestione – nota Chiusano – E oggi più che mai il cliente è molto attento alle spese». Da capire se la tendenza durerà nel tempo. «Le persone cercano molto di più la casa vicino al parco – riflette Baccarini - per fare passeggiata col cane, per evitare disagi legati all’affollamento in spazi più angusti, ma va visto se è un trend solo pandemico o se si protrarrà».

Sostituzione prima casa

La voglia di prima casa esplode in primis on line tra photogallery e tour virtuali. Rispetto al 2019 le ricerche di abitazioni per la sostituzione del luogo di residenza sono aumentate del 33%. Lo fa notare Immobiliare.it, portale leader della caccia alle quattro mura. «Chi vuole cambiare casa, ne possiede già un’altra da vendere e, pur di migliorare il suo abitare in tempi rapidi, è disposto a chiedere cifre più contenute che agevolano così l’accesso alla casa a chi ne sta cercando una – dice Carlo Giordano, ad di Immobiliare.it - Questo da una parte potrebbe contribuire a un calmieramento dei prezzi nei grandi centri e dall’altra far sì che il numero di compravendite tornerà a crescere quest’anno». In questo senso, le previsioni di Tecnocasa parlano di un +3/+5% di compravendite nell’anno in corso.

«Cerco una casa da ristrutturare»

Nella ricerca degli alloggi, un ruolo privilegiato oggi più che mai ce l’ha l’alloggio da ristrutturare. Una tendenza in crescita, che come nota Chiusano è legata al credito di imposta e quindi al risparmio fiscale (da poter negoziare con la banca), ora monetizzabile rapidamente, senza aspettare la detrazione a lunga scadenza. «Oggi sempre più clienti chiamano chiedendo esplicitamente un immobile da ristrutturare – racconta Chiusano - le richieste sono aumentate del 30%. Nel giro di pochi giorni ho venduto due appartamenti da ristrutturare che erano fermi da molti mesi, e gli appuntamenti di questo tipo sono raddoppiati nelle ultime settimane».

I prezzi

Secondo i dati di Immobiliare.it, nonostante leggere flessioni registrate nell’ultimo trimestre, il 2020 si è concluso con prezzi in aumento del 2% su base annuale. A dicembre la cifra media richiesta per l’acquisto di un’abitazione a livello nazionale è stata pari a 2.025 euro al metro quadro. La crescita è guidata dalle regioni del Nord-Ovest (+5,2%) e del Nord-Est (+2,3%), stabili Centro e isole, mentre chiude in negativo il Sud (-0,4%). «In questa situazione così complessa, gli aumenti dei valori in alcune aree del Paese trovano giustificazione in una crescita dell’offerta di immobili in vendita nei capoluoghi con i prezzi più elevati in confronto alla provincia», spiega Giordano. Caso particolare il capoluogo di regione più caro, Firenze (3.976 euro/mq), che chiude il 2020 in sofferenza: - 0,8% in un anno, con le compravendite residenziali scese del -19,2% nei primi 9 mesi del 2020 rispetto allo stesso periodo del 2019 (dati elaborazione Tecnocasa su dati Agenzia delle Entrate). Ma rimane sostenuta la domanda di acquisto da parte di investitori nell’area centrale di Santa Maria Novella (+2.9%). Qui molti proprietari stanno trasformando i B&B in appartamenti da affittare a studenti e imprenditori con contratti transitori da 12 mesi, per poi eventualmente rientrare sul mercato turistico passata la crisi. Milano segue sul podio e rimane un caso unico nel suo genere in Italia, con un aumento dei prezzi medi anno su anno pari al 9,2% (3.782 euro/mq). Chiude in positivo anche Roma (+1,5% su base annuale), dove il prezzo medio si ferma a 3.265 euro/mq. Dopo mesi di aumenti, Bologna ormai compete con le “big”: i costi hanno superato la soglia dei 3.000 euro al metro quadro e il 2020 si è concluso con un +2,5%.

Tengono, con buoni risultati nel centro storico, i prezzi nel mercato di Torino. Nonostante il calo di compravendite (si sfiora il 20%, ma è compreso il blocco dei due mesi di lockdown), il mercato è vivace e si registra una particolarità: per il 12,2% dei casi chi compra casa è straniero (comunitari ed extracomunitari), con una percentuale più alta se confrontata con quella di altre grandi città italiane (Milano 8,0%, Roma 5,5%). Per quanto riguarda gli acquirenti italiani, chi compra a Torino nel 76,6% dei casi è già residente in città, il 15,4% arriva dalla provincia di Torino e l’8% proviene da altre province e da altre regioni.

Risparmi e seconda casa

Tre i motivi che si celano dietro l’aumento di richiesta della seconda casa al mare o in montagna: viene identificata come location ideale dove trascorrere le ferie, luogo piacevole dove fare smart working e investimento in proiezione. «Nel 2020 sono cresciuti di 160 miliardi i risparmi delle famiglie italiane, in tutto ammontano a 1500 miliardi tra depositi vincolati e liquidità dei conti correnti - spiega Baccarini di Fiaip - Visto che ci sono tutti questi risparmi e considerando che i mercati finanziari sono critici, una parte di soldi vengono canalizzati negli investimenti immobiliari». Nel futuro c’è fiducia: «Nonostante lo sblocco licenziamenti (per ora fissato fino al 30 aprile e quello degli sfratti (al 30 giugno), speriamo che il premier Mario Draghi faccia politiche che impattano meno possibile sul lavoro: un momento importante sarà l’accesso a finanziamenti, e al super bonus 110% sta stimolando l’usato», conclude Baccarini.

Le richieste al governo

Giovedì scorso 11 febbraio, Fiaip ha presentato alle commissioni competenti di Camera e Senato alcune proposte per stimolare il settore. «Chiediamo il riequilibrio della fiscalità potenziando la tax expenditure – dice il presidente Baccarini - la deducibilità anche per le persone fisiche dell’Imu, sgravi facili per le ristrutturazioni, svolta green, proroga di 5 anni del super bonus del 110%, estensione del superbonus all’intero patrimonio immobiliare nazionale e facilitazione delle procedure accesso. Proponiamo poi una strategia nazionale, in linea con l’Europa, per un modello di città sostenibile, digitalizzata, incentrata su una visione integrata di casa, trasporti e ambiente, con la richiesta di considerare le locazioni turistiche non come un fenomeno da ostacolare, ma una risorsa per creare indotto. E vorremmo anche una tassa unica sulla casa».  Provvedimenti attraverso i quali, secondo Fiaip, il mercato potrebbe ripartire con slancio il prossimo anno. Ottimista anche il Gruppo Tecnocasa che prevede 180 nuove aperture in Italia quest’anno: «Nonostante il mercato immobiliare abbia riflesso le problematiche economiche causate anche dalla pandemia, vogliamo continuare ad essere un’occasione di rilancio per tutti coloro che appartengono al Gruppo e che in futuro ne vorranno fare parte - dice Luigi Sada, ad di Tecnocasa Franchising SpA - Per il 2021 sono previste 180 nuove aperture in Italia, con il potenziale inserimento di 540 nuove risorse».

L’immobiliare logistico

Appare in salute anche il mercato immobiliare logistico. «Il 95% delle chiusure delle trattative avviene entro l’anno, la percentuale di sconto maggiormente utilizzata si aggira tra il 10% e il 20% e gli spazi più richiesti dagli operatori logistici sono le superfici comprese tra 5.000 mq e 15.000 mq (38%)». E’ il trend emerso nell’ultimo Borsino Immobiliare della Logistica H2 2020, redatto da World Capital, in collaborazione con Nomisma. Più nel dettaglio, i valori immobiliari rilevati confermano un settore ormai stabile che presenta canoni in leggero rialzo per gli immobili di nuova costruzione.  Le performance migliori si riscontrano al Nord, soprattutto nelle città prime di Milano e Genova, mentre al Centro è Firenze a registrare la prime rent nazionale con un canone di locazione medio massimo di 72 euro al metro quadro all’anno. - Laura Loreti, La Stampa, 22 febbraio 2021

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venerdì 12 febbraio 2021

Conviene ancora avere una seconda casa?

Nelle ultime settimane, con i provvedimenti stabiliti dal Dpcm per il contenimento della pandemia, il tema seconde case e degli spostamenti verso di queste, soprattutto se localizzate in una regione diversa rispetto a quella di residenza, è stato al centro di numerosi dibattiti e interrogativi. Molte famiglie si sono poi trovate a fare i conti con queste proprietà, con le spese per il loro mantenimento e il loro relativo utilizzo, specialmente se adibite a case vacanza con affitti di breve periodo. Oggi, dunque, conviene avere una seconda casa? E se sì, in quali casi? Vediamolo insieme.


Inutile negarlo, la pandemia ha inciso sul mercato immobiliare, e con carattere più marcato su alcuni settori come quello degli hotel e dell’affitto di immobili per vacanza. Un impatto che era stato avvertito già durante la scorsa primavera, e che si è ripresentato nel tardo settembre: in questo periodo si era registrato un ulteriore rallentamento, che ha portato gli investimenti per l’acquisto di seconde case da affittare per brevi periodi ad assottigliarsi sempre di più.

Ricordiamo infatti che, secondo quanto stabilito dall’ultimo Dpcm che scadrà tra qualche giorno, lo spostamento verso seconde case in altre regioni è autorizzato, ma solamente per i proprietari ed esclude così la possibilità di affitti brevi.

Vendere o comprare: cosa scegliere oggi?

Stando a quanto dichiarato da Scenari Immobiliari, è difficile dare una risposta univoca. Molte sono le variabili in gioco come, in primo luogo, la città. Gli esperti prevedono infatti, a fronte di un calo dei contagi, una maggiore apertura e un ritrovato interesse per piccole metrature specialmente nelle grandi metropoli come Milano e Roma, mete dove prima della pandemia molti erano stati gli investimenti da parte di coloro che disponevano di un budget e che desideravano avere un’entrata mensile in più.

Nonostante queste previsioni incoraggianti oggi sono numerose le famiglie che per far fronte alle difficoltà hanno scelto di mettere in vendita gli appartamenti che avevano acquistato come seconda casa da mettere a reddito. - Francesca Lauritano, Immobiliare.it, 11 febbraio 2021

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mercoledì 10 febbraio 2021

Come sono cambiati i prezzi delle case (vendite e affitti) nell'ultimo anno?

Come ha influito l’impatto del covid sull’andamento dei prezzi per le case in vendita e in affitto nel 2020? Per capirlo, idealista/data ha analizzato la variazione media in Italia a seconda delle varie tipologie immobiliari. Attici, case con giardino o con piscina, ma anche monolocali e bilocali. Ecco il punto per capire quali tagli di casa hanno visto aumentare o perdere il loro valore.

Spesso, infatti, si è sentito parlare di un effetto covid sulle nuove scelte abitative degli italiani (ma anche su scala mondiale) che, sostanzialmente, si tradurrebbe nell’individuazione di nuove priorità domestiche che finiscono per privilegiare la ricerca di immobili con uno sbocco esterno, magari con una metratura più ampia e, perché no, magari anche con un giardino o una piscina a disposizione. Vediamo, con l’aiuto dei grafici, cosa ci dicono i dati in possesso di idealista.

Come è facile immaginare, l’effetto covid sui prezzi è più marcato per quanto riguarda gli immobili in affitto. Cambiare casa, passando da una locazione all’altra è senza dubbio più agevole rispetto ai tempi e alle incombenze burocratiche che necessitano le compravendite immobiliari. Ma, soprattutto, molte trattative già avviate sono proseguite senza eccessivi scossoni dopo la fase di lockdown.

A giudicare dai dati forniti da idealista/data (su annunci di case in vendita e in affitto caricati sul portale idealista), la situazione dei trend immobiliari in Italia è più complessa di quanto si possa immaginare, tanto che probabilmente avrebbe più senso parlare di “effetti” covid (declinando appunto al plurale) e analizzare molteplici aspetti, distinguendo anche nettamente il mercato delle compravendite da quello degli affitti, che seguono logiche abbastanza diverse (soprattutto in questo momento storico).

Tuttavia, il taglio immobiliare che ha visto crescere di più i prezzi nell’arco del 2020, per quanto riguarda gli affitti (28,9%), ma anche per le case in vendita (8,1%) ha fatto segnare una crescita rilevante, è proprio il monolocale. Uno scarto di oltre 20 punti percentuali, nonostante il monolocale sia la seconda tipologia cresciuta di più dopo gli appartamenti con due camere da letto (+8,9%) tra gli annunci di vendita.

Un altro “delta” molto evidente tra le percentuali di variazione su base annuale, però, è quello che intercorre tra i prezzi richiesti per affitti e vendite di case in campagna. I primi, infatti, aumentano del 17,7% mentre gli immobili rurali fanno registrare un -0,7% nella media dei prezzi richiesti per la vendita.

Altro dato da sottolineare è che, in Italia, mediamente gli annunci di case in affitto (di qualsiasi tipologia tra quelle analizzate), non hanno fatto registrare variazioni negative. Al contrario, per quanto riguarda gli annunci di case in vendita, i prezzi sono diminuiti per case con giardino e piscina (-1,1%), case senza esposizione esterna (-3,5%) e per le case in campagna (-0,7%).

Entrando nel dettaglio dei prezzi richiesti dagli inserzionisti di idealista per case in vendita, tutto sommato, i tagli di case che hanno fatto registrare un aumento maggiore sono quelli più “classici”, vale a dire (nell’ordine): case con 2 camere da letto (+8,9%), monolocali (+8,1%), case con 3 camere da letto (4,5%). Ovvero, quel tipo di immobili meno sensibili ai cambiamenti di progetti di vita già partiti, magari l’acquisto di casa per una famiglia o la prima casa per un single che abbandona l’abitazione dei genitori.

Per quanto riguarda le tipologie immobiliari più care, invece, le case con giardino e piscina (2.929 euro/mq), le case con piscina (2.916 euro/mq) e gli attici (2.431 euro mq) si confermano le proprietà più care sul mercato secondo la media di tutta Italia. Restano mediamente sopra i 2.000 euro/mq anche le case con una camera da letto, le case con 2 camere da letto e le case con terrazza.

Per quanto riguarda il focus sulle case in affitto, il dato che emerge è che, oltre ai monolocali (+28,9%), il podio è completato da case in campagna (+17,7%) e duplex (+17,4%). Appena sotto ai primi tre posti della graduatoria, troviamo gli attici (+14,4%), ma anche le case con 3 camere da letto (+12,7%) e le case con 2 camere da letto (+12,4%) fanno registrare un aumento in doppia cifra percentuale.

Passando la lente di ingrandimento sui prezzi al metro quadro, per quanto riguarda i canoni di locazione richiesti dagli inserzionisti di idealista, i più cari riguardano le case con una camera da letto (15,7 euro/mq), seguono monolocali (14,9 euro/mq) e case con piscina (14,8 euro/mq). Come è facile immaginare, a fare la differenza sono gli annunci nei principali centri urbani che fanno salire il prezzo medio per gli immobili con le metrature più basse.

- Flavio Di Stefano, Idealista.it, 10 febbraio 2021

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lunedì 8 febbraio 2021

Previsioni immobiliari. Il mercato riparte da marzo ma...

La crisi dell'immobiliare ha un grafico a W, che ricalca blocchi e riaperture delle attività da un anno a oggi. Ma nei prossimi due mesi dovrebbe esserci il picco negativo, verso la risalita che dalla seconda parte del 2021 "aprirà la strada a una crescita costante per i successivi tre anni".

In ogni caso, prima del 2023 sarà difficile rivedere prezzi e transazioni (634 mila) a cui era tornato il mercato italiano nel 2019, prima della scossa pandemica. Sono le principali evidenze della "Analisi del mercato immobiliare e possibili scenari post Coronavirus", promossa da Sarpi Immobiliare, Asta Advisor e dalle associazioni di categoria Anama e Fiabci confrontando vari dati con 2.100 interviste a operatori e clienti.

Una crisi a dente di sega

L'emergenza Covd-19 ha creato nel 2020 un rallentamento delle operazioni e un calo delle transazioni, tali che l'annata chiusa ha segnato, secondo i dati citati nello studio, un calo a 510 mila compravendite (-19,5%), malgrado la leggera ripresa nel terzo trimestre, in sincrono con la riapertura delle attività, e un quarto trimestre nel complesso positivo.

I picchi di risalita e di ribasso "si prolungheranno attraverso il 2021 a causa delle nuove chiusure a livello nazionale, che porteranno ad una nuova discesa con picco a marzo-aprile 2021 - riporta la ricerca - Questa crisi mostra un classico andamento a W, piuttosto che a U". Un andamento tipico delle crisi dovute a fattori esterni, e più somigliante alla caduta del mattone del 1993 che non alla crisi "lenta" e profonda del 2008 (durata infatti un decennio).

Quanto i denti della sega saranno aguzzi e numerosi dipenderà da due fattori: "il rimbalzo dell'economia e l'efficacia della campagna di vaccini". E in ogni caso, dopo il calo delle quotazioni del 2% visto l'anno scorso, nel 2021 si finirà peggio, con un -3,8%, ribasso in attenuazione l'anno successivo (-1,2% è la stima) e solo nel 2023 si rivedrà un frazionale rialzo.

Riqualificare le città per attrarre i grandi capitali

Il calo dei prezzi e la forte liquidità dei mercati apre "un periodo interessante per gli investitori": a patto saper leggere i rivoluzionari cambiamenti a domanda e offerta nel settore introdotti dalla pandemia. "Le persone prima interessate all'acquisto prime case o a un cambio casa (per avere più spazio), potrebbero essere frenate da vari motivi: paura e incertezza sul lavoro, difficoltà a vendere casa e a ottenere mutui bancari". Si aggiunga il ribasso dei canoni di locazione (-1% medio) che induce i compratori a "temporeggiare", e la nuova voglia di "zone più periferiche, dove acquistare immobili di metrature maggiori con spazi esterni", un portato dello smart working.

Simili dinamiche rilanciano la ricerca di seconde case, "con più interesse per luoghi strategici come zone di mare o montagna, possibilmente non distanti dalle città". Fondamentali per il rilancio saranno le grandi città, Milano in testa. Il capoluogo lombardo è stata l'unica città a tenere i prezzi in crescita durante la crisi, in linea con le capitali europee: i prezzi milanesi 2020 sono saliti dello 0,5%, a fronte di un calo dello 0,9% di Roma, del 3% di Torino e dello 0,5% di Napoli (ma +2,5% di Londra, +8% Parigi e +8% Berlino).

Secondo i ricercatori Milano e le maggiori città italiane devono ispirarsi alle metropoli mondiali per attrarre i capitali internazionali in corso di smistamento: ma anche in questo caso si devono interpretare al meglio "i cambiamenti della percezione dei luoghi e delle esigenze abitative e di lavoro". Secondo l'analisi, "i grandi capitali immobiliari punteranno sulla riqualifica di ampi spazi, per ottenere abitazioni e uffici moderni ed ecologici che possano soddisfare le nuove tendenze". Un esempio riguarda la trasformazione di grattacieli e grandi edifici milanesi "da uso ufficio a misto (residenziale-ufficio-ricettivo)". Una sfida nella sfida per le città italiane, che sono l'avanguardia del settore.

La rivincita di alberghi e case vacanze

L'ambito ricettivo, che ha subito più danni dalle chiusure di attività, rimane "uno dei punti di forza del sistema produttivo italiano", ed è atteso da un forte rimbalzo, perché "la gente ricomincerà a viaggiare e favorirà un rilancio immediato del turismo". Per questo motivo "sarà di particolare interesse l'investimento a scopo turistico, con l'acquisto di immobili destinati agli affitti brevi", specie nelle grandi città d'arte del Paese.

- Andrea Greco, Repubblica.it, 3 febbraio 2021

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giovedì 4 febbraio 2021

Come sono cambiate domanda e offerta di case in affitto nell’anno del covid

L’emergenza covid ha avuto effetti anche sul mercato immobiliare, come testimonia anche l’aumento dello stock di abitazioni in vendita nel 2020. Ma cosa è successo alla domanda e all’offerta di immobili in affitto? Per capirlo meglio idealista/news ha preparato una mappa delle province e diversi grafici sull’andamento del mercato nelle principali città italiane.

Mediamente, nel 2020, in Italia l’offerta di case in affitto (secondo i dati elaborati sugli annunci apparsi su idealista) è cresciuta addirittura del 63%, a fronte di una domanda che è cresciuta considerevolmente ma non allo stesso ritmo (+52% degli utenti che cercano casa in affitto su idealista).

Tuttavia, secondo un’analisi di idealista/data, la situazione varia molto da provincia a provincia. L’aumento più considerevole di stock di case in affitto si registra a Bologna, che fa segnare addirittura un +206% in un anno. Completano il podio Venezia (+189%) e Milano (+185%). Seguono nel ranking altre province a forte vocazione “universitaria” come Ferrara, Firenze e Parma.

Bologna occupa la testa della classifica anche nel ranking delle province in cui, nell’ultimo anno, è cresciuta di più la domanda di case in affitto (+158%), seguita da Pordenone (130%) e Milano (88%). Aumenti considerevoli nella ricerca di case in affitto anche a Venezia (85%), Firenze (77%) e Torino (73%).

Concentrandoci invece sui dati delle principali città italiane, come è facile immaginare anche per dimensioni ed estensione urbana, lo stock maggiore di case in affitto è quello di Roma che ha chiuso il 2020 con 14.650 annunci di case in affitto su idealista (+93% su base annua). Segue Milano, che a partire da maggio 2020, un po’ come la Capitale, ha visto crescere stabilmente l’offerta, sempre oltre il muro delle 5.000 unità (inoltre nel capoluogo meneghino i cui prezzi al mq però sono più cari rispetto alle altre città). Considerevoli anche gli stock di Firenze, Palermo e Torino.

Soffermandosi sul mercato immobiliare capitolino, balza all’occhio come il picco massimo di offerta di case in affitto sia stato raggiunto a novembre, con una tendenza all’aumento più o meno stabile già da maggio. decisamente più lineare, invece, l’andamento dei prezzi per i canoni d’affitto richiesti, che si è sempre mantenuto intorno ai 13 euro/mq in città.

Discorso leggermente diverso, invece, per quanto riguarda Milano. Nel capoluogo lombardo, infatti, l’offerta di case in affitto è cresciuta proporzionalmente di più rispetto alla Capitale, passando dai 3.924 annunci del 5 gennaio 2020 fino ai 12.991 di fine anno. Un aumento che, fatalmente, ha finito per avere effetti anche sull’andamento dei prezzi per i canoni di locazione, che si sono assestati a dicembre 2020 sui 18,3 euro/mq, dai 20 euro/mq riscontrati all’inizio dello scorso anno.

- Falvio Di Stefano, Idealista.it, 4 febbraio 2021

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martedì 2 febbraio 2021

Prezzi case, il 2021 si apre con una flessione dello 0,6%. Scopri i valori nella tua città

L’anno del mattone si è aperto in terreno negativo per i prezzi delle case usate, che a gennaio fanno registrare una diminuzione dello 0,6% rispetto al mese precedente, attestandosi a un valore medio di 1.734 euro al metro quadro.

È quanto emerge dall’indice dei prezzi elaborato dall’ufficio studi di idealista, portale immobiliare leader per sviluppo tecnologico in Italia che, dopo il calo delle transazioni adesso vede i primi effetti sui prezzi delle abitazioni diffusi in parecchie zone del paese.

Regioni

L’indice generale osserva una spaccatura del mercato nel mese di gennaio, con la metà regioni in crescita e l’altra metà in discesa. Le macroaree che vedono una maggiore diminuzione dei prezzi sono Lazio (-2,4%) e Lombardia (-1,2%), seguite da Puglia (-0,9%) e Veneto (-0,7%).
Calo dello 0,3% per Liguria, Emilia-Romagna e Campania, dello 0,2% in Basilicata e Piemonte.

Dal lato opposto le regioni che vedono aumentare maggiormente le richieste dei proprietari sono Valle d’Aosta (2,9%), Molise (1,5%), Marche (1,2%) e Friuli-Venezia Giulia (1,1%). Chiudono in terreno positivo Umbria e Trentino-Alto Adige (0,5% in entrambi i casi), Sardegna (0,4%), Toscana (0,3%), Abruzzo e Calabria (0,2% entrambe le regioni),

Sul versante dei prezzi la Liguria (2.451 euro/m²) si conferma la più cara, seguita da Trentino-Alto Adige (2.449 euro/m²) e Valle d'Aosta (2.404 euro/m²). Le richieste più basse dei proprietari in Sicilia (1.041 euro/m²), Molise (909 euro/m²), Calabria (902 euro/m²).

Province

Il trend ribassista di gennaio trascina 49 aree provinciali sulle 106 monitorate in terreno negativo (invariati i valori a Cremona, Perugia, Genova, La Spezia, Pisa e Sondrio).
A Lecco (-3,7%), Vicenza (-3,6%), Matera (-2,5%) e Frosinone (-2,4%) si registrano i cali maggiori mentre, all’opposto, Nuoro (4,5%), Belluno (3,7%) e Aosta (2,9%) segnano le migliori performance del mese.

Relativamente ai prezzi, Bolzano (3.697 euro/m2) è ancora la provincia più cara d’Italia davanti a Savona (3.081 euro/m2) e Firenze (2.895 euro/m2). Nella parte bassa del ranking Biella, con 628 euro, è la più economica davanti a Caltanissetta (699 euro/m2) e Isernia (753 euro/m2).

Capoluoghi

L’andamento generale dei prezzi nei capoluoghi di provincia ha visto una prevalenza di segni positivi, in 58 dei 110 capoluoghi analizzati, con 7 città stabili a gennaio. I maggiori incrementi spettano a Urbino (6,7%), Alessandria (2,7%) e Udine (2,5%). Di contro, le maggiori percentuali di ribasso spettano a Lecco (-2,2%), Frosinone ed Enna (-2,3%) e Isernia (-2,4%).

Tra i mercati principali tengono in terreno positivo Firenze (0,3%), Milano (0,2%) e Bologna (0,1%). Stabile Torino, prezzi giù a Palermo (-0,1%), Bari (-0,6%), Roma (-1%) e Napoli (-2%).

I prezzi di vendita, vedono Venezia (4.441 euro/m²) confermarsi al top dei valori, subito davanti a Milano (4.00 euro/m²) e Firenze (3.980 euro/m²). Nella parte bassa della graduatoria i capoluoghi più economici restano Ragusa (799 euro/m²), Caltanissetta (778 euro/m²) e Biella (716 euro/m²).

- Idealista.it, 2 febbraio 2021

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lunedì 1 febbraio 2021

I rendimenti degli immobili nel quarto trimestre 2020

Gli immobili residenziali chiudono l’ultimo quarter del 2020 con un rendimento lordo pari al 7,5%, in aumento di 8 punti base rispetto a 12 mesi fa, quando il tasso era pari al 6,7%.

I rendimenti offerti dagli immobili sono cresciuti in tutti i segmenti del property rispetto allo scorso anno, secondo idealista, il portale immobiliare leader per sviluppo tecnologico in Italia. Il tasso del Btp a 10 anni segna un rendimento dello 0,6%.

Secondo questo studio, che mette in relazione i prezzi di vendita e di locazione di diversi prodotti immobiliari per calcolare la loro redditività lorda, i locali commerciali (negozi) rimangono l'investimento più profittevole con una redditività lorda dell'11,6%, rispetto all’11% di 12 mesi fa. Gli uffici, anch’essi in crescita, offrono una resa dell’8,6% mentre la redditività dei box è ferma al 6,5%.



Rendimenti nel residenziale

In un anno caratterizzato dalla pandemia, che ha influito pesantemente su alcune dinamiche economiche, il mercato immobiliare ha retto e non si è fermato, come mostrano i rendimenti medi delle abitazioni in affitto nelle città capoluogo italiane che vedono i ritorni più elevati a Biella (9,3%). La seguono Siracusa (9,2%), Novara (8,4%) e altri 3 centri fermi all’8,3%, vale a dire Vercelli, Vicenza e Trapani. Dall’altro lato Siena e Bolzano (entrambe 4,3%) precedono Massa (4,2%) e Venezia (3,9%) tra le città meno profittevoli.

Tra i grandi mercati Torino (6,2%) offre i ritorni più interessanti davanti a Napoli (6%) e Roma (5,6%). Milano (5,4%) vede precipitare i rendimenti dal 7% dello stesso periodo del 2019 (situazione precedente al Coronavirus).

Rendimenti dei locali commerciali (no capannoni)

Anche in un anno particolare il comparto commerciale continua a offrire il beneficio maggiore di tutti i prodotti immobiliari analizzati: Ferrara (14,8%) e Milano (14,6 %) sono al top del ranking seguite da Messina, Mantova (14% in entrambi i casi), Trieste (13,9%) e Torino (13,1%) tra i centri con i tassi di rendimento più alto. Ritorni a doppia cifra per altri 50 centri compresi in un range che va dal 12,9% di Latina al 10% di Firenze. I ritorni meno allettanti nel settore retail spettano a Forlì (8,7 %), Rovigo (8,6%) e Andria (7,9%).

Rendimenti degli uffici

Il mercato degli immobili ad uso ufficio offre rendimenti maggiori rispetto all’era pre-Covid (IV trimestre 2019 vs. IV trimestre 2020) con punte che arrivano all’8,8 a Ferrara, seguita da Perugia (8,7%), Ancona (8,6%) e Torino, 8,1% insieme a Livorno e Prato.

I ritorni più bassi spettano ai locatori di spazi a uso ufficio di Trento, Caserta (entrambe al 5,8%) e Bari, fanalino di coda di questa graduatoria con il 5,7% per un segmento che registrerà una significativa riduzione della domanda per l’aumento dello smart working e per l’atteso taglio dell’occupazione.

Rendimento dei box

Il rendimento da affitto viene inteso al lordo di imposte (Imu, cedolare secca) e le spese di gestione. 

Cresce anche il rendimento dei box e dei posti auto con un incremento di 0,2 punti base rispetto a dicembre 2019. Bologna (6,2%) fa registrare la migliore performance del trimestre, davanti a Milano, Roma e Monza, attestatesi al 6%. A Napoli il tasso di ritorno si ferma al 5,3%, mentre nella parte più bassa del ranking troviamo Firenze e Genova, rispettivamente 5,1% e 4,1%.

- Idealista.it, 27 gennaio 2021

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