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domenica 30 agosto 2020

Post-Covid. Cresce del 29% la richiesta di case di campagna

La pandemia ha rilanciato la domanda di case in campagna, rustici e casali nelle aree provinciali, nei borghi e nei piccoli comuni con un incremento delle ricerche pari al 29% rispetto al periodo pre-Covid, dato che indica chiaramente una nuova tendenza di mercato.

Il desiderio di spazi aperti è esploso dopo il lockdown con un’impennata a luglio, forse preludio a un rimbalzo delle compravendite immobiliari nel periodo autunnale.

Gtres

Le campagne del bresciano e dell’alessandrino sono fra le zone più ambite

Concentrando l’analisi sulle zone di riferimento per quanto riguarda l’offerta di proprietà rustiche si rilevano richieste più che triplicate in provincia di Brescia (268%) e Alessandria (241%). Più che raddoppiate invece le richieste in provincia di Asti (181%), Verona (129%), Viterbo (123%) e Brindisi (100%).

Nelle altre 28 province monitorate solo 9 registrano un raffreddamento del mercato, tutte le altre segnano incrementi da Firenze (98%) a Matera dove l’interesse degli acquirenti è rimasto invariato rispetto al periodo pre-Covid.

Secondo Vincenzo De Tommaso dell’Ufficio Studi di idealista: “Il ricorso sempre più massiccio allo smart working sta spingendo molte persone a ripensare alle proprie esigenze abitative post lockdown, così le proprietà rurali hanno registrato un'impennata durante la primavera ed estate. I piccoli centri potrebbero costituire una valida alternativa per garantirsi un ambiente di elevato standard di vivibilità grazie a spazi ampi e aperti, a prezzi decisamente più contenuti delle grandi città”.

Proprio sul fronte dei prezzi il trend è stabile, con una variazione dello 0,1% rispetto al periodo pre-Covid, ma le province che segnano incrementi dei valori sono di più di quelle in contrazione.

Le variazioni positive di maggiore entità si registrano in provincia di Roma (25,4%), Pisa (20,1%) e Bologna (18,9%), con altre 14 province racchiuse tra i rimbalzi dell’8,7% di Asti e lo 0,1% di Matera.

Al contrario i cali maggiori spettano a Pesaro-Urbino (-11,9%) e Rimini (-10,5%) in controtendenza insieme a altre 13 province in calo fra quelle con la maggiore offerta di proprietà rustiche.

Prezzi delle case di campagna, rustici e casali nei piccoli comuni italiani

Per questo studio idealista ha analizzato l’andamento della domanda e dei prezzi di 360 tra borghi e piccoli comuni italiani da nord a sud. Con 6.696 euro al metro quadro Montalcino, in provincia di Siena, è saldamente al comando di questa classifica, davanti al Monte Argentario (5.045 euro/m²). Il terzo gradino del podio è occupato dal Bordighera (3.934 euro/m²) in Liguria.

La Toscana che domina la “top 10” delle località più care con 7 località su 10

Se però si guarda oltre i tradizionali punti d’interesse turistico della Toscana, dell’Umbria o della Liguria l’indagine fa emergere numerose località, con valori inferiori ai mille euro al metro quadro (sono 125 quelle censite da idealista).

In grande spolvero vari comuni del Monferrato, delle Langhe a all’interno delle province di Alessandria (508 euro/ m²), (Asti (838 euro/m²) e del bresciano ideali anche per la vicinanza ai grandi centri urbani come Torino e Milano. È raddoppiata la richiesta di case nella Valpolicella e nei comuni dell’Altopiano d'Asiago, noteve balzo anche sulle colline del piacentino - Val Trebbia, Val Tidone, Val d'Arda -, dove i valori toccano in media 825 euro al metro. Anche il sud Italia presenta immobili unici con valori interessanti in provincia di Catania (856 euro/ m²) e nel ragusano (799 euro/m²), che salgono a 1.148 euro nel siracusano, fino ai 1.423 euro per trulli e masserie dell’Alto Salento, nel brindisino, e i 1.765 euro della Valle d’Itria, nel barese.

Tra località dove le richieste sono più che raddoppiate dopo il lockdown, Toscana e Piemonte dominano; domanda sostenuta anche in Umbria, Veneto e nel Lazio limitatamente alla provincia di Viterbo.

La pandemia ha rilanciato la domanda case in campagna, rustici e casali nelle aree provinciali, nei borghi e nei piccoli comuni con un incremento delle ricerche pari al 29% rispetto al periodo pre-Covid, dato che indica chiaramente una nuova tendenza di mercato.

Il desiderio di spazi aperti è esploso dopo il lockdown con un’impennata a luglio, forse preludio a un rimbalzo delle compravendite immobiliari nel periodo autunnale.

Le variazioni positive di maggiore entità si registrano in provincia di Roma (25,4%), Pisa (20,1%) e Bologna (18,9%), con altre 14 province racchiuse tra i rimbalzi dell’8,7% di Asti e lo 0,1% di Matera.

Al contrario i cali maggiori spettano a Pesaro-Urbino (-11,9%) e Rimini (-10,5%) in controtendenza insieme a altre 13 province in calo fra quelle con la maggiore offerta di proprietà rustiche.

Prezzi delle case di campagna, rustici e casali nei piccoli comuni italiani

Per questo studio idealista ha analizzato l’andamento della domanda e dei prezzi di 360 tra borghi e piccoli comuni italiani da nord a sud. Con 6.696 euro al metro quadro Montalcino, in provincia di Siena, è saldamente al comando di questa classifica, davanti al Monte Argentario (5.045 euro/m²). Il terzo gradino del podio è occupato dal Bordighera (3.934 euro/m²) in Liguria.

La Toscana che domina la “top 10” delle località più care con 7 località su 10

Se però si guarda oltre i tradizionali punti d’interesse turistico della Toscana, dell’Umbria o della Liguria l’indagine fa emergere numerose località, con valori inferiori ai mille euro al metro quadro (sono 125 quelle censite da idealista).

In grande spolvero vari comuni del Monferrato, delle Langhe a all’interno delle province di Alessandria (508 euro/ m²), (Asti (838 euro/m²) e del bresciano ideali anche per la vicinanza ai grandi centri urbani come Torino e Milano. È raddoppiata la richiesta di case nella Valpolicella e nei comuni dell’Altopiano d'Asiago, noteve balzo anche sulle colline del piacentino - Val Trebbia, Val Tidone, Val d'Arda -, dove i valori toccano in media 825 euro al metro. Anche il sud Italia presenta immobili unici con valori interessanti in provincia di Catania (856 euro/ m²) e nel ragusano (799 euro/m²), che salgono a 1.148 euro nel siracusano, fino ai 1.423 euro per trulli e masserie dell’Alto Salento, nel brindisino, e i 1.765 euro della Valle d’Itria, nel barese.

Tra località dove le richieste sono più che raddoppiate dopo il lockdown, Toscana e Piemonte dominano; domanda sostenuta anche in Umbria, Veneto e nel Lazio limitatamente alla provincia di Viterbo.

- Idealista.it, 27 agosto 2020


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mercoledì 19 agosto 2020

Mercato immobiliare forte nonostante il Covid

Il mercato immobiliare residenziale italiano si mantiene forte, nonostante il Covid-19. A rivelarlo le stime preliminari condotte dall’Istat sul primo trimestre del 2020, periodo caratterizzato da un aumento dei prezzi delle abitazioni.

Vendita e acquisto di immobili: su i prezzi

Si mantiene positivo dunque l’andamento del mattone italiano, che vede nel corso dei primi tre mesi di quest’anno una sostanziale crescita dei prezzi delle abitazioni acquistate con finalità abitative oppure di investimento, pari al +0,9% rispetto al trimestre precedente e del +1,7% rispetto a quanto era stato registrato nel medesimo periodo del 2019. Un trend importante che contribuisce a confermare e rafforzare la dinamica di crescita che era cominciata a partire dalla seconda metà del 2019.

Un incremento che deve molto alle case di nuova produzione, cresciute dello 0,9%, ma soprattutto a immobili già esistenti che su base tendenziale denotano una bella crescita, che abbraccia in modo uniforme quasi tutta la penisola, dell’1,9% rispetto al quarto trimestre del 2019.

Si contrae il numero delle compravendite

Evidenze importanti, che però si inseriscono in un quadro di marcata contrazione del numero di compravendite, dovuto principalmente al lockdown che ha rallentato le visite e i contatti.

Tutto ciò, secondo l’Istat, evidenzia come le misure di contenimento del virus che sono state applicate a partire dal mese di marzo non abbiano assolutamente impattato le quotazioni degli immobili. Per avere una prospettiva di più lungo raggio sarà determinante l’osservazione dei dati del trimestre successivo e di quelli dopo ancora; solo così si potrà stimare con maggiore esattezza l’entità della crisi del mercato immobiliare post Covid-19.

- Francesca Lauritano, Immobiliare,it, 17 agosto 2020


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lunedì 10 agosto 2020

Prezzi case, ancora incrementi dell’1,4% a luglio. Scopri i valori nella tua città

L’emergenza sanitaria non ha frenato i prezzi delle case, che hanno segnato un nuovo aumento dell’1,4% a luglio rispetto al mese precedente. Il valore medio degli immobili in Italia ora è di 1.746 euro al metro quadro, l’1,1% in più rispetto allo stesso periodo del 2019, secondo i dati pubblicati dall’Ufficio Studi di idealista, portale immobiliare leader per sviluppo tecnologico in Italia.

Gtres

Secondo Vincenzo De Tommaso, Responsabile dell’Ufficio Studi di idealista: “Il mercato immobiliare è sostenuto da tassi ipotecari ai livelli storicamente più bassi, compensando per il momento la crisi economica e la disoccupazione record innescata dal coronavirus, che peraltro è ricaduta maggiormente proprio sui lavoratori precari o basso-salariati. La domanda ha pienamente recuperato dopo il confinamento, mentre l’offerta è diventata più esigua perchè molti proprietari temendo di svalutare il proprio immobile hanno preferito ritirare la propria casa o metterla in affitto. Se prima del lockdown il mattone era in ripresa evidente, soprattutto nei grandi centri, ha proseguito sulla scia rialzista anche dopo, anche se riteniamo che il vero impatto della pandemia sul mercato immobiliare sarà evidente solo dalla fine di quest'anno”.

Regioni

Sono 13 i mercati regionali in crescita a luglio, con la Lombardia (4,1%) a guidare il trend seguita dalla Campania (2,1%), anch’essa sopra la media italiana. Al terzo gradino del podio si piazzano a pari merito Toscana e Basilicata (1%). Incrementi meno forti per altre 9 regioni, dal Lazio (0,9%) al Piemonte (0,3%). Stabile rispetto alla media rimane la Sicilia, mentre all’opposto è la Valle d’Aosta (-2,2%) a scontare il calo maggiore seguita da Molise (-1%) e Liguria (-0,6%).

In termini di prezzo la regione che vanta i valori più alti è la Liguria (2.467 euro/m2), seguita da Trentino-Alto Adige (2.458 euro/m2) e Valle d'Aosta (2.384 euro/m2). Sopra la media anche i prezzi di Toscana (2.250 euro/m2), Lazio (2.117 euro/m2) e Lombardia (1.790 euro/m2). Le richieste più economiche da parte dei proprietari si riscontrano nelle regioni meridionali: per esempio in Sicilia dove si toccano i 1.066 euro al metro quadro, Calabria e Molise (907 euro/m2 per entrambe).

Province

La maggior parte delle macroaree provinciali seguono il trend positivo dei prezzi registrato al termine di luglio, con Milano (7,2%), Belluno (2,8%) e Avellino (2,5%) a trainare le 58 zone a rialzo sulle 106 monitorate. All’opposto, Biella, Trieste (entrambe -2%) e Aosta (-2,2%) segnano le peggiori performance del mese.

Relativamente ai prezzi, Bolzano (3.612 euro/m2) si conferma la provincia più cara d’Italia davanti a Savona (3.041 euro/m2) e Firenze (2.882 euro/m2). Nella parte bassa del ranking Biella, con 636 euro al metro quadro, è la più economica davanti a Caltanissetta (717 euro/m2)e Isernia (720 euro/m2).

Capoluoghi

L’andamento generale dei prezzi a luglio ha visto una leggera prevalenza di segni negativi che riguardano 57 dei 111 capoluoghi analizzati, mentre sono solo 4 quelli che non hanno subito variazioni. Le performance migliori si registrano ancora a Milano (5,1%), Lecco (3,9%) e Vibo Valentia (3,8%). Dall’altro lato, le variazioni negative di maggiore entità spettano a Lodi (-2%), Treviso (-2,2%) e Frosinone (-2,6%).

Oltre alla succitata Milano variazioni positive si registrano anche a Napoli (1,5%) e Torino (1,1%). Tiene Roma (0,3%), mentre calano Bologna (-0,6%) e Firenze (-0,7 %).

Con riferimento ai prezzi di vendita, Venezia (4.476 euro/m²), esclusa Mestre per ragioni di rilevanza statistica, si conferma la città con i metri quadri più cari, davanti a Milano (4.103 euro/m²) e Firenze (3.932 euro/m²). Nella parte bassa della graduatoria i capoluoghi più economici restano Ragusa (818 euro/m²), Caltanissetta (784 euro/m²) e Biella (719 euro/m²).

- Idelista.it, 4 luglio 2020


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lunedì 3 agosto 2020

Previsioni immobiliari 2020-2022: i dati dell'Osservatorio Nomisma

Il difficile contesto macroeconomico dell’Italia fa da sfondo ad un mercato immobiliare che quest’anno subirà inevitabili conseguenze dalla crisi del covid. Le speranze sono tutte per il rimbalzo atteso nei prossimi anni. Trend e previsioni nell’ultimo Rapporto Immobiliare presentato da Nomisma.

Il contesto macroeconomico italiano

Secondo il prof. Lucio Poma, capo economista di Nomisma, lo scenario macro, italiano ma anche globale, mostra particolari spunti di riflessione. Da un lato abbiamo infatti un andamento di materie prime quali petrolio e rame in risalita, ad indicare un’aspettativa di ripresa dell’attività industriale. Dall’altro abbiamo anche un trend in crescita nel prezzo dell’oro, che, quale bene rifugio, presenta questo andamento quando la percezione è quella di un rischio futuro da cui tutelarsi.

In Italia il Pil resta in situazione critica, anche se le previsioni non sono peggiori di quelle di altri Paesi che, anzi, mesi fa parevano essere meglio equipaggiati contro la crisi.

L’Italia presenta poi uno scenario in deflazione: già strutturalmente l’aumento dei prezzi era basso e da imputare ai soli costi energetici, ulteriormente limati dal calo del prezzo del petrolio. Ora si aggiungono le aspettative di prezzi in futuro calo a differire le scelte di acquisto degli italiani, realizzando in effetti la “profezia” dei prezzi in calo, in un circolo vizioso che rischia di minare l’economia e la sua ripresa.

Ulteriore distorsione è quella di un dato sull’occupazione in calo, che si accompagna ad un calo anche della disoccupazione: il che parrebbe paradossale se non si considerasse che ciò è dovuto al fatto che sono gli inattivi ad aumentare, ovvero quella classe di persone, per lo più precarie, che hanno perso il lavoro durante il lockdown  e che ora non riescono nemmeno a rientrare nel circuito della ricerca di lavoro e restano, quindi, senza attività.

In questo scenario, osserva Luca Dondi, Ad di Nomisma, le previsioni sul Pil italiano non sono sostanzialmente cambiate, mostrando un calo per il solo 2020 che eguaglia quello verificatosi tra il 2008 e il 2013. Un rimbalzo, sia nel prodotto interno lordo, sia nell’occupazione, sia nell’inflazione, è atteso a partire dal prossimo anno.

Come cambia la domanda di mutui e abitazioni nel 2020
Tutto questo, secondo Dondi, porterà ad un cambiamento delle abitudini e delle priorità delle famiglie, che influiscono anche, in negativo, sulle aspettative di acquisto immobiliare.

Eppure in sé le condizioni per l’acquisto sono favorevolissime, con prezzi bassi e tassi sui mutui sempre in calo, oltre che offerte bancarie alletanti a causa della recuperata fiducia sui default e della migliore stabilità dopo la dismissione delle sofferenze npl.

Per quanto riguarda il mercato dei mutui, si nota come la gran parte questo sia guidato da surroghe o acquisti per necessità (acquisto prima casa); la componente investimento è in rallentamento, in attesa del calo di prezzi di cui sopra.

Le compravendite sono comunque previste al ribasso: la sfida sarà il 2021, che potrà vedere una ulteriore discesa o un miglioramento, che però dipenderà dallo scenario macroeconomico e da quanto questo materialmente influirà sulla migliore capacità di spesa degli italiani. Il vero driver all’acquisto resterà infatti la sostenibilità della spesa, più che la necessità dell’acquisto.

Gli investimenti immobiliari corporate: cosa aspettarsi nel 2020-2022
Quanto agli investimenti corporate, dopo il covid hanno subito prevedibili rallentamenti e modifiche nella composizione, con un calo della componente estera e la riduzione di interesse nei confronti di alcuni segmenti.

Negli ultimi mesi è tornato tuttavia l’interesse nel mercato milanese e romano - con rialzo dei rendimenti dovuto a minore saturazione del mercato - e per il segmento non residenziale, solitamente più reattivo e che si prevede lo sarà anche in questo frangente, con il necessario ripensamento degli spazi che seguirà la pandemia, con i cambiamenti strutturali di stile di vita e lavoro che la situazione ha portato con sé.

Il sentiment 2020 degli agenti immobiliari

Secondo Elena Molignoni, responsabile dell’Osservatorio immobiliare, il sentiment degli operatori immobiliari non è del tutto negativo. Oltre il 41% di essi infatti si aspetta di tornare ad un giro d’affari a livelli pre-Covid già prima della fine del 2020, mentre la metà di essi attende la ripresa per il 2021-2022.

Le aspettative per quest’anno, relative ad acquisti e locazioni, sono tuttavia per un deciso calo in  tutte le categorie. I tempi di acquisto si allungano di qualche mese, ma nel contempo la percentuale di sconto resta poco variata, a testimonianza di come i proprietari non vogliano recedere dalla propria aspettativa di realizzo.

Infine, secondo Giulio Pascazio, Ad di Unicredit Subito Casa, determinante è per gli agenti immobiliari l’apporto della tecnologia, soprattutto per coloro che appartengono a società capaci di conciliare la digitalizzazione con la concretizzazione della compravendita immobiliare. Dopo tre mesi di calo in corrispondenza del lockdown, infatti, da giugno le richieste anche solo virtuali di contatto per consulenza e valutazione in tema di transazioni è aumentata del 24%, confermando il ruolo di aiuto alla selezione e di aumento dell’efficienza nella scelta che un oculato uso delle visite virtuali può avere.

E’ questa, sostiene Pascazio, la via che gli agenti immobiliari devono intraprendere per aumentare il valore della propria consulenza percepito dal cliente e, di conseguenza, il numero di transazioni e guadagni. - Floriana Liuni, Idealista.it, 23 luglio 2020


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