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mercoledì 31 marzo 2021

Il mercato immobiliare italiano, le previsioni di Nomisma per il biennio 2021-2023

Un 2020 chiusosi in modo meno negativo del previsto non deve però far trascurare i campanelli d’allarme che arrivano soprattutto dalla domanda abitativa e dal mercato dei mutui. Questa in sostanza la tesi del primo Osservatorio sul Mercato Immobiliare 2021 di Nomisma, con le previsioni fino al 2023.

In generale la situazione macroeconomica globale, secondo il capo economista di Nomisma Lucio Poma, prelude ad una ripresa. Le aspettative sull’economia italiana sono anche migliori che su quella tedesca e a livello mondiale l’andamento di materie prime quali petrolio e rame lasciano presagire una ripartenza delle manifatture.

Quello che va considerato è però il livello di occupazione, che nel 2020 è calato del 2% (meno 440 mila unità), raggiungendo il 58%, e con esso il minore reddito disponibile. Inoltre, precisa Poma, il fatto che la ripresa si sia concretizzata in effetti in una forma non a V ma a K – ovvero con le realtà più innovative consolidate e in ripresa ma con le meno forti in deciso calo – sta implicando l’allargarsi delle disparità di ricchezza, soprattutto nelle regioni del Nord Italia.

Mercato immobiliare italiano e accesso al credito

Cosa significa questo per il mercato immobiliare italiano? Secondo l’Ad di Nomisma Luca Dondi, la situazione macroeconomica sembra riflettersi solo parzialmente sulle intenzioni di acquisto, che paiono restare praticamente invariate.

Lo stesso per quanto riguarda la dipendenza della domanda dall’accesso al credito: 8 famiglie su 10 stipulano infatti un contratto di mutuo per acquistare una nuova casa. Lo fanno per una salvaguardia della propria situazione finanziaria che, dati i tassi particolarmente bassi, non viene così intaccata dalla spesa per l’acquisto di una abitazione. In generale, Le forme di sostegno governativo, ancorché parziali, sono comunque sufficienti a non far percepire una situazione disperata, anche se grave. Il che ha favorito il mantenimento delle intenzioni di acquisto. Occorre però capre quanto la situazione sarà sostenibile in futuro, quando verranno meno moratorie mutui e sospensione licenziamenti.

Sono infatti già in atto, secondo Dondi, situazioni a cui occorre prestare attenzione come ad altrettanti campanelli di allarme. Già attualmente, ad esempio, il livello di finanziamenti in sofferenza è dell’1,4%, dato di per sé non preoccupante ma in rialzo.

L’attività bancaria tuttavia è favorevole al mercato immobiliare, complice anche la “pulizia” degli ultimi anni dagli asset in sofferenza. Le erogazioni di mutui, anche se con una congrua percentuale di surroghe e sostituzioni, risultano a 50,2 miliardi di euro nel 2020.

Il che si traduce in un sostegno alle compravendite immobiliari, che nel 2020 sono calate solo del 7,7%, attestandosi a 554 mila, grazie anche ai mercati di provincia, che hanno registrato una crescita del 10% circa. Importante inoltre la componente di acquisti senza debito, provenienti da situazioni di immutata ricchezza e motivati non sempre da un investimento da mettere a reddito ma da semplice “parcheggio” delle proprie risorse finanziarie in un asset che, sebbene abbia reso meno nel 2020, si è tuttavia rivelato meno volatile rispetto ad altri asset, configurandosi come un buon bene rifugio.
Nelle 13 grandi città l’indice di performance Nomisma vede tuttavia un ritorno al negativo, sebbene all’interno delle città monitorate ci siano alcune realtà in crescita nonostante tutto. Per quanto riguarda invece le città intermedie il calo di performance è sensibile ma si resta in territorio positivo.

Prezzi e compravendite immobiliari, il sentiment degli operatori

I prezzi di compravendita di abitazioni hanno fatto segnare un calo nominale tra lo 0,7% (città intermedie) e il 2,0% (grandi città) nel 2020. Il sentiment degli operatori è stabile per quanto riguarda l’andamento delle compravendite residenziali, sbilanciato però, secondo la project manager di Nomisma Elena Molignoni, verso un miglioramento nelle regioni del nord e verso un peggioramento nelle regioni del sud. Alla domanda “nel corso del 2021 il mercato delle compravendite recupererà i livelli di attività persi nel 2020”, il 49,8% dei rispondenti ritiene infatti che ciò si verificherà contro il 50,2% che lo considera improbabile.

Lo sbilanciamento di offerta verso l’ottenimento di prezzi più alti sarà poi evidente: qualora i prezzi non soddisfino i venditori, secondo il sondaggio Nomisma, gli immobili saranno ritirati dal mercato in attesa di tempi migliori, mentre la domanda per chi ha disponibilità alte di spesa continuerà ad essere vivace, a scapito di quella per disponibilità più basse.

Si delinea insomma una polarizzazione del mercato immobiliare. Secondo Molignoni, il generale calo della domanda abitativa è dato dalla concomitanza di aumento del risparmio e calo dei redditi delle famiglie. Guardando da vicino si nota però una vivacità del mercato di fascia alta, spiegato dal fatto che il 20% della popolazione italiana detiene il 70% della ricchezza, potendosi permettere acquisti in un mercato sempre più esclusivo.

Tendenza, questa, che si vede anche nei prezzi immobiliari: a fronte di un generale calo nei prezzi abitativi, il calo dei prezzi massimi è inferiore a quello dei prezzi minimi. E addirittura si notano aumenti nelle quotazioni di costruzioni nuove e di pregio soprattutto a Roma, Torino e Milano.

MERCATO IMMOBILIARE NON RESIDENZIALE

Per quanto riguarda il segmento non residenziale, l’impatto della pandemia su uffici e negozi è evidente, con un calo nel 2020 del 7,6% rispetto al 2019 per gi immobili destinati ad attività economiche. Resta però in sella l’acquisto di immobili non residenziali, spesso a fini di riqualificazione in senso residenziale che però conduce a risultati non sempre ottimali, a parere dell’Ad di Nomisma.

I tassi di rendimento totale dell’immobiliare non residenziale stanno scendendo verso lo zero anche se restano in territorio positivo. L’indice di performance non residenziale delle grandi città e delle città intermedie si conferma stabilmente in territorio negativo.

Per quanto riguarda gli investimenti corporate, nel 2020 la quota di capitali stranieri è scesa al 50% a favore della quota di investitori nazionali che hanno mantenuto dinamico il mercato. Gli yield prime, soprattutto in città come Milano, sono rimasti stabili, ma anche in questo caso occorre capire quanto canoni e rendimenti possano essere sostenibili in una situazione in cui lo smart working e le lezioni universitarie a distanza continueranno a tenere alto il tasso di vacancy.

Previsioni immobiliari 2021-2023

Quali previsioni per il prossimo biennio? La situazione domanda e compravendite, secondo Dondi, dovrebbe restare sostanzialmente invariata; non esiste infatti al momento avvisaglia di un aggravarsi della situazione di crisi di cui si vede qualche segnale nascente, tuttavia da non sottovalutare. L’andamento delle compravendite, spiega Dondi, potrebbe rivelarsi ondivago ma simile al trend del 2020, restando sotto le 600 mila transazioni. Eventuali variazioni al rialzo o al ribasso vanno ovviamente rapportate all’evolversi della situazione macroeconomica e delle politiche economiche.

Sul fronte prezzi residenziali e non residenziali da qui al 2023, secondo Nomisma la situazione è sostanzialmente ferma se non lievemente negativa, il che conferma il chiaroscuro in cui il mercato immobiliare si muove nonostante il clima di incertezza legato all’evoluzione della pandemia e alla fine dei sostegni governativi. - Floriana Liuni, Idealista.it, 31 marzo 2021

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martedì 30 marzo 2021

Investimenti immobiliari. Warren Buffet punta al segmento del lusso in Italia

Nuove sfide in vista per Warren Buffett, il famoso finanziere americano, noto per essere anche uno degli uomini più ricchi al mondo, che adesso scommette sul mercato immobiliare italiano nel segmento del lusso, espandendo un progetto già in attivo sul nostro territorio da un paio di anni.

Il settore degli immobili di lusso sembra infatti aver tenuto bene all’ultimo difficile anno, caratterizzato dall’emergenza sanitaria Covid, mantenendo un’interessante vivacità in termini di investimenti.

Una strategia destinata ad aree specifiche

Toscana, Sardegna e il Lago di Como: queste sarebbero le principali aree di interesse e di sviluppo della Berkshire Hathaway HomeServices, la parte della holding di Buffett che si occupa di Real Estate, in collaborazione con la Maggi Properties, società specializzata nell’immobiliare di pregio.

Una scelta ben ponderata, quella delle tre zone sulle quali puntare, che rappresentano oggi alcuni dei territori maggiormente attrattivi sia per investitori stranieri sia per gli italiani e che ha portato le due aziende verso la decisione di ricercare partner locali leader nel comparto del lusso, che diventino a tutti gli effetti parte integrante della piattaforma che si andrà ad arricchire costruendo un solido network di respiro globale.

Il target di clienti selezionato

I segmenti selezionati per questa nuova fase di espansione sono molteplici e non riguardano solamente investitori nazionali e internazionali alla ricerca di opportunità di reddito. Con questo nuovo progetto infatti si intende rispondere alle esigenze di acquirenti italiani alla ricerca di immobili di lusso sia in città sia nelle principali località turistiche, e non solo.

L’offerta che si andrà a costruire sarà mirata anche alle necessità di tutti quei compratori stranieri che desiderano stabilirsi nel Bel Paese oppure che sono alla ricerca di una casa per le vacanze. Ragionando in termini numerici, stando ad alcune rilevazioni, la spesa media per acquistare una villa di lusso nelle aree selezionate si aggira sui 2 milioni, cifra che può arrivare a triplicare se si considerano le abitazioni di alta gamma vista lago. - Francesca Lauritano, Immobiliare.it, 25 marzo 2021

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lunedì 29 marzo 2021

Qual è il budget medio a disposizione degli italiani per comprare casa

Per misurare l’impatto della pandemia sul settore immobiliare, l’Ufficio Studi del Gruppo Tecnocasa ha confezionato un report per analizzare la disponibilità di spesa per l’acquisto di una casa da parte degli italiani a gennaio 2021. Vediamo quali sono stati i risultati.

Lo studio rivela i primi segnali secondo cui l’effetto della pandemia inizia a pesare sulla capacità di spesa. Secondo quanto emerso dal report, infatti, si registra una maggiore prudenza e, nonostante il desiderio di acquistare la casa sia sempre vivo, si messa in evidenza una crescita della percentuale di chi vuole destinare a questo acquisto un budget più limitato rispetto al recente passato.

Non è un caso neanche che, lo studio abbia rilevato che la maggiore concentrazione della disponibilità di spesa si concentri ancora nella fascia più bassa, ovvero quella con un budget fino a 119mila euro (che rappresenta il 26,3% del totale degli acquirenti). Segue con il 23,1% la fascia tra 120 e 169mila euro, mentre si attesta al il 22,0% la fascia con disponibilità di spesa compresa tra 170 a 249mila euro.

Concentrando l’attenzione sulle grandi città, il dato principale che emerge è che Roma e Milano fanno un po’ storia a sé, rispetto alla medie che si riscontra nel resto d’Italia. Nei due principali capoluoghi italiani, infatti, la maggior parte delle richieste riguarda immobili dal valore compreso tra 250 e 349mila, che rappresentano il 24,4% della richiesta per Roma e il 25,3% per Milano.
Firenze si distingue per una maggiore concentrazione nella fascia compresa tra 170 e 249mila euro, pari al 35,1%. A Bologna e Verona, invece, la fascia di spesa più rappresentata è quella compresa tra 120 e 169mila euro, rispettivamente con il 30,8% e 31,7%. Nelle altre grandi città, Bari, Genova, Napoli, Palermo e Torino la disponibilità di spesa resta concentrata nella fascia di spesa inferiore a 120mila. - Idealista.it, 26 marzo 2021

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lunedì 22 marzo 2021

Prezzi delle abitazioni, l'Istat registra un aumento record dell'1,9% nel 2020

Aumento record dei prezzi delle case nel 2020. Secondo il consueto indice delle abitazioni dell'Istat, i valori segnano un incremento dell'1,9% nell'anno appena trascorso. Si tratta della crescita media annuale più ampia da quando è disponibile la serie storica dell'indice Ipab


I prezzi delle case nel 2020

Come afferma l'Istat, questa dinamica si manifesta in un contesto di diminuzione delle compravendite di immobili residenziali del 7,7% rispetto al 2019, confermando come l’andamento dei prezzi delle abitazioni risenta solo in parte e con ritardo dei movimenti della domanda. L’aumento è imputabile ai prezzi sia delle abitazioni nuove sia di quelle esistenti ed è trainato dal Nord, con il Sud e Isole dove tornano a salire mentre al Centro rimangono pressochè stabili.

L'aumento è dovuto ai prezzi delle abitazioni nuove che fanno registrare un +2,1% e quelli delle abitazioni esistenti (che pesano per oltre l’80% sull’indice aggregato) che crescono dell’1,9%. Rispetto alla media del 2010, primo anno per il quale è disponibile la serie storica dell’IPAB, nel 2020 i prezzi delle abitazioni sono diminuiti del 15,0% (-21,6% per le abitazioni esistenti, +3,6% per le nuove). Il tasso di variazione acquisito dell’IPAB per il 2021 è pari a -0,3% (-0,6% per le abitazioni esistenti e +0,8% per le abitazioni nuove).

I valori nel IV trimestre dell'anno

Secondo le stime preliminari, nel IV trim 2020 l'indice dei prezzi delle abitazioni (IPAB) acquistate dalle famiglie per fini abitativi o per investimento, aumenta dello 0,3% rispetto al trimestre precedente e dell'1,6% nei confronti dello stesso periodo del 2019. L’aumento tendenziale dell’IPAB si deve sia ai prezzi delle abitazioni nuove che crescono dell’1,7%, in rallentamento rispetto al trimestre precedente (quando la variazione era del +3,0%), sia ai prezzi delle abitazioni esistenti che aumentano dell’1,4%, accelerando rispetto al terzo trimestre 2020 (era +0,7%). Questi andamenti si manifestano in un contesto di crescita vivace dei volumi di compravendita (+8,8% l’incremento tendenziale registrato dall’Osservatorio del Mercato Immobiliare dell’Agenzia delle Entrate per il settore residenziale per il quarto trimestre 2020, dopo il +3,0% del trimestre precedente). - Idealista.it, 22 marzo 2021

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lunedì 15 marzo 2021

Gli italiani preferiscono comprare o affittare casa? L'ultimo sondaggio di Idealista

Lo smartworking sta cambiando i criteri di scelta della casa degli italiani? Sembrerebbe di no stando al sondaggio di idealista, sulle intenzioni e previsioni di ricerca della casa per il 2021, secondo il quale solo il 14% dei rispondenti avrebbe cambiato le preferenze di ricerca a causa della pandemia, mentre l’85,9% di loro non avrebbe cambiato idea negli ultimi 12 mesi e più.

Insomma, che si tratti di vendita o affitto la gran parte degli oltre 3.200 rispondenti alla survey del portale leader per sviluppo tecnologico in Italia afferma di non aver cambiato orientamento rispetto ai propri criteri di scelta dell’abitazione. In termini percentuali si arriva fino all’87,3% per le persone interessate ad acquistare casa, contro l’81,5% di chi cerca casa per l’affitto.

Per Vincenzo De Tommaso, responsabile dell’ufficio studi di idealista, “il sondaggio conferma con dati oggettivi le tendenze di mercato di cui si parla da un anno a questa parte in idealista. La casa ha assunto significati diversi per gli italiani da quando, un anno fa, il primo lockdown ha cambiato le nostre vite.

Costretti a restare a casa gli italiani chiedono più spazio per lavorare da remoto, gestire la didattica a distanza dei propri figli o il tempo libero, meglio se con spazi esterni, terrazzi o giardini che riscuotono sempre più l’interesse degli utenti, confermando una tendenza, già rilevata all’inizio della crisi sanitaria, che mette sempre più la qualità di vita al centro della scelta dell’abitazione”.

Le ricerche di case in vendita

Praticamente la metà degli utenti che cercano una casa da acquistare possiede già una casa di proprietà (49,2%), il 7,7% ha due case, il 3,5% ne possiede 3, solo l’2,5% dei rispondenti dichiara di averne 4 o più. Il 44,1% del campione sono potenziali acquirenti di prima casa.

Il processo di acquisto della casa è un processo che richiede tempo, più di un anno per il 34,3% degli intervistati. Il 12% sta cercando casa da meno di un mese, il 19,4% da 1 a 3 mesi, il 19,1% da 4 a 6 mesi e il 15,1% da 6 mesi a 1 anno.

L'interesse per l'acquisto è circoscritto principalmente al comune di residenza (53,3% del totale), mentre il 27% cerca in un’altra provincia e il 19,7% nella stessa provincia ma in un comune differente da quello in cui risiede.

Il profilo sociodemografico di chi affronta il processo di ricerca online risponde ai seguenti parametri: uomo tra i 45 e i 56 anni, vive in coppia con figli e ha un contratto di lavoro a tempo indeterminato.

La tipologia abitativa più ricercata è il 3 locali (52,9% dei potenziali compratori), con un prezzo che oscilla tra i 100.000 e i 200.000 euro. In termini di fabbisogno finanziario, il gruppo più numeroso di potenziali acquirenti dichiara di aver bisogno di un mutuo tra il 50% e l'80% del valore della casa.

Le ricerche di affitto

Il 68,8% delle persone che cercano una casa in affitto non possiede nessun'altra casa, mentre il 25,5% ammette di averne una. Nel 4,2% dei casi, gli intervistati affermano di possedere due case, mentre l'1% afferma di averne tre e lo 0,5% quattro o più case.

Il processo di affitto è molto più rapido di quello di compravendita: il 18,8% sta cercando casa da meno di un mese, mentre il gruppo più numeroso (27,2%) dichiara avere iniziato il processo di ricerca da 1 a 3 mesi; un 20,8% lo ha fatto da 4 a 6 mesi; il 12,6% da 7 a 12 mesi. Il 20,6% degli intervistati porta avanti il processo di ricerca da più di un anno.

L'interesse per l’affitto si concentra per la maggior parte del campione nella città in cui risiedono (53,1% del totale); il 27,7% cerca in un’altra provincia mentre il 19,2% ricerca un alloggio in una città diversa dal luogo di residenza.

Le ricerche di case in affitto vedono prevalere la domanda al femminile, distribuita in modo piuttosto indifferenziato per più fasce di età: il gruppo tra i 56 e i 65 anni è il più rappresentato con il 24,2%, seguito a poca distanza dalla fasce 46-55 (23%) e 36-45 anni (20,8%). Si tratta di donne single (28% delle rispondenti) o che vivono in coppie senza figli, questi due gruppi insieme compongono oltre il 55% del campione. Le utenti del portale hanno un contratto a tempo indeterminato e non posseggono una casa di proprietà.

Cercano per lo più 3 locali, per un canone di spesa che va dai 450 ai 600 euro/mese. La percentuale di reddito destinata all’affitto di solito è compresa tra il 26% e il 35%.

Puoi trovare tutti i risultati del sondaggio (in modo interattivo nel caso fossi interessato ad approfondire) a questo link

Metodologia. Per realizzare questo studio idealista ha analizzato le risposte di 3.234 individui in ricerca attiva della casa dal 19 al il 28 gennaio 2021. A questo sondaggio online hanno risposto gli utenti che hanno salvato le loro ricerche, sia in vendita che in affitto, nel periodo di rilevazione  considerato. - Idealista.it, 11 marzo 2021

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lunedì 8 marzo 2021

Mercato immobiliare di pregio a Milano e Roma: come è andato il 2020 e le previsioni per il 2021

La pandemia ha influenzato il mercato immobiliare in particolare nel mercato Lombardo e milanese, ma il segmento degli immobili di pregio ha mostrato performance sorprendenti per il periodo, mostrando una resilienza tutta particolare. Con il Market Report Milano/Roma, Engel & Völkers, con il supporto scientifico di Nomisma, ha analizzato la situazione.

Il mercato immobiliare italiano nel 2020 e le previsioni 2021

“La spinta che avrebbe dovuto caratterizzare quest’anno  e il clima di fiducia delle famiglie si sono ridotti drasticamente da inizio anno rispetto a quanto si pronosticava lo nel 2020, - ha spiegato il Ceo di Nomisma, Luca Dondi, nel corso della sua presentazione. - Si è tuttavia confermata una forte propensione all’acquisto, soprattutto per quanto riguarda la sostituzione prima casa. Stupisce anche la componente investimento, che si è mantenuta su livelli piuttosto alti attestandosi poco sotto il 15% nonostante il clima di incertezza economica, il che mostra una buona fiducia nei confronti del settore immobiliare”.

A sostenere il tutto è stato l’accesso al credito, secondo Dondi, semplificato grazie all’atteggiamento espansivo da parte delle banche, benché parzialmente rivisto a causa della precarietà reddituale che potrebbe interessare le famiglie da quest’anno. L’andamento del credito è comunque positivo benché influenzato dalla componente surroghe e sostituzioni, e ha permesso di contenere la flessione delle compravendite.

“A flettere non è stato solo il numero di compravendite ma tutti gli indicatori: i tempi di vendita, a causa dei mesi di inattività; i prezzi, che stavano tornando a crescere, non solo a Milano ma anche altrove, in media hanno fatto registrare una inversione. Discorso a parte per il segmento del pregio che ha fatto registrare performance migliori”, spiega Dondi.

“Il segmento che ha sofferto di più – prosegue il Ceo di Nomisma,  - è stato quello delle locazioni, orfano di quella componente che ne aveva sostenuto i rendimenti, ovvero quello degli affitti brevi, in termini di stanze occupate e canoni. Venendo meno questa componente l’offerta si è convertita sugli affitti a lungo termine; una tendenza temporanea ma che non potrà cancellarsi se non con il ritorno alla normalità dal punto di vista del turismo”.
Il settore non residenziale, uffici e negozi, ha sofferto a sua volta anche se in misura minore.
Quanto alla previsione dei prezzi degli immobili, Nomisma non prevede il ritorno in area positiva nei prezzi residenziali e non residenziali almeno fino al 2023.
Anche per Milano e Roma l’arretramento nelle compravendite c’è stato, con un -20% circa per entrambe le città.
Quanto ai prezzi, una stabilizzazione nelle due città è prevista verso il 2023.

Mercato immobiliare di pregio a Roma

Nonostante la pandemia, a Roma, il mercato in generale e in particolare del centro storico si è confermato particolarmente dinamico, con una domanda che si è fatta più esigente e determinata e un’offerta che per contro si è mostrata più disponibile alla negoziazione. Le quotazioni medie del secondo semestre 2020 sono rimaste tuttavia sostanzialmente invariate rispetto ai primi mesi del 2020, senza una flessione generalizzata dei prezzi.

L’emergenza sanitaria ha determinato però una battuta di arresto della domanda per investimento, che in questa area della città era spesso focalizzata sulla realizzazione di B&B e di piccole/medie strutture ricettive. La domanda da parte degli acquirenti esteri è rimasta sui buoni livelli dello scorso semestre, con la conferma di maggior interesse verso immobili di pregio, nelle zone centrali di prestigio e di maggiore interesse storico.

“Il secondo semestre ci ha sorpreso favorevolmente, superando le aspettative e le previsioni fatte nel periodo precedente alla pausa estiva”, ha dichiarato Helio Cordeiro Teixeira, Managing Director Market Center Roma Engel & Völkers. “Il numero di transazioni complessive è stato particolarmente sostenuto da ottobre a dicembre 2020. Questo trend ha evidenziato l'esigenza di un cambiamento nel concepire la prima casa, seguendo le tendenze scaturite dalle nuove necessità emerse: più spazio a disposizione, per un nuovo modo di abitare la propria casa coniugando confort, zone dedicate al lavoro e aree esterne vivibili. Spesso le soluzioni indipendenti sono state la scelta di molti. La domanda interna per il settore residenziale ha dato segnali di continuità e ha confermato la volontà da parte di molti clienti di cambiamento per meglio adattarsi alle nuove necessità abitative”.

Sul fronte della locazione, infine, la domanda si è mostrata altalenante e direttamente correlata alle prospettive legate alle riaperture e alle restrizioni delle attività e si è spostata anche verso le aree semicentrali che offrono metrature più ampie e spazi aperti, tra cui Balduina, Vigna Clara, Fleming, Gianicolense. Per quanto riguarda i proprietari, nel Report si evidenzia la tendenza alla re-immissione degli immobili prima destinati ad affitti short-term sul mercato residenziale tradizionale. - Floriana Liuni, Idealista.it, 5 marzo 2021

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lunedì 1 marzo 2021

Calano ancora i prezzi delle case: - 0,9% a febbraio. Scopri i valori nella tua città

Dopo un inizio d’anno all’insegna del trend ribassista, i prezzi delle case in Italia sperimentano ancora un calo dello 0,9% a febbraio, attestandosi a 1.719 euro/m². 
La variazione interannuale segnala ancora un saldo positivo dei valori pari all’1,6%, secondo l’indice dei prezzi dall’Ufficio Studi di idealista, portale immobiliare leader per sviluppo tecnologico.


Regioni

L’indice generale dei prezzi osserva cali in ben 16 regioni su 20 rispetto a gennaio. 
Le macroaree con le diminuzioni maggiori questo mese sono le Marche (-3,3%), seguite da Lombardia (-2,9%), Molise (-1,7%) e Umbria (-1,4%). Altre 10 regioni segnano contrazioni che vanno dall’1% di Abruzzo e Piemonte allo 0,2% di Basilicata e Piemonte. Dal lato opposto le uniche regioni in terreno positivo sono Veneto (0,1%), Liguria (0,3%), Trentino-Alto Adige e Basilicata, entrambe con un incremento dello 0,6%.
Il Trentino-Alto Adige (2.465 euro/m²) diventa la regione con i valori più elevati per i potenziali acquirenti, seguita da Liguria (2.459 euro/m²) e Valle d'Aosta (2.393 euro/m²). Le richieste più basse dei proprietari si trovano invece in Sicilia (1.038 euro/m²), Calabria (901 euro/m²) e infine Molise (894 euro/m²).  

Province

La tendenza ribassista dei prezzi si espande in 78 mercati provinciali a febbraio con le variazioni negative più marcate ad Agrigento (-5,6%), Ancona (-4,5%), Varese (-4,3%) e Isernia (-4,2%). All’estremo opposto sono Foggia (1,1%), Forlì-Cesena (1,4%) e Matera (2,2%) a guidare le aree in crescita nel mese appena trascorso.
Relativamente ai prezzi, Bolzano (3.712 euro/m2) è ancora la provincia più cara d’Italia davanti a Savona (3.076 euro/m2) e Firenze (2.867 euro/m2) che conservano il podio. Nella parte bassa del ranking Biella, con 617 euro, è la più economica davanti a Caltanissetta (700 euro/m2) e Isernia (722 euro/m2).

Capoluoghi

Anche i mercati cittadini sono caratterizzati da una prevalenza di segni negativi, che riguardano 75 dei 110 capoluoghi analizzati (6 di questi non hanno subito variazioni a febbraio. 
Le piazze dove si registrano i maggiori cali sono Cuneo (-4,9%), Fermo (-5,9%) e Agrigento (-10,4%), che continua a distinguersi per l’elevata volatilità dei prezzi. Dall’altro lato i maggiori incrementi spettano ad Aosta (3,1%), Ragusa (2,4%), Mantova e Messina (entrambe 2,1%). 
La maggior parte delle dei grandi città italiane vedono cali che vanno da quelli marginali di Bologna e Roma (-0,2% per entrambe), a scendere progressivamente fino al -1,8% di Milano, in notevole contrazione. Febbraio ha visto calare i prezzi di richiesta anche a Napoli (-0,7%), Firenze (-0,8%), Torino (-1%) e Palermo (-1,2%). 
I prezzi di vendita confermano Venezia (4.67 euro/m²) al top dei valori, subito davanti a Milano (3.994 euro/m²) e Firenze (3.947 euro/m²). Nella parte bassa della graduatoria i capoluoghi più economici restano Ragusa (871 euro/m²), Caltanissetta (763 euro/m²) e Biella (709 euro/m²). - Idealista.it, 1 marzo 2021

Rassegna stampa a cura di:

Luca Vona

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