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lunedì 28 dicembre 2020

Sondaggio Bankitalia. Agenti poco ottimisti sull'immobiliare

La maggior parte degli agenti immobiliari che hanno partecipato al consueto Sondaggio sul mercato delle abitazioni di Bankitalia prevede che la pandemia avrà ancora effetti negativi su domanda di abitazioni e prezzi di vendita. Gli effetti sui prezzi sarebbero più persistenti e si protarrebbero oltre la metà del 2021.

Condotta presso 1490 agenti immobiliari dal 4 novembre al 9 dicembre 2020, l'indagine di Bankitalia mette in luce un mercato dove sono evidenti i cambiamenti determinati dalla pandemia sulle scelte abitative degli italiani. Dopo lo scoppio dell'emergenza covid, infatti, è aumentata la dimensione media delle abitazioni oggetto di compravendita, come la quota di transazioni riguardanti unità abitative indipendenti e quella relativa ad alloggi con disponibilità di spazi esterni.

Recupero della domanda e stabilità dei prezzi

La maggior parte delle agenzia intervistate ha segnalato una sostanziale stabilità dei prezzi di vendita nel III trimestre del 2020, in linea con la precedente rivelazione. Tornato positivo il saldo tra i giudizi di aumento e di riduzione dei potenziali acquirenti. i giudizi sulla domanda sono favorevoli nelle aree non urbane, mentre rimangono leggermente sfavorevoli nelle grandi città.

Divario tra domanda e offerta dei prezzi

Secondo gli agenti intervistati la causa prevalente di cessazione dell'incarico resta il divario tra prezzi richiesti e prezzi domandati, perché le proposte di acquisto sono ritenute troppo basse per i venditori (58,3%) degli agenti oppure i compratori giudicano troppo elevati i prezzi offerti (51,3%). Si segnala una maggiore difficoltà a reperire il mutuo da parte degli acquirenti, mentre la quota di compravendite finanziate con un mutuo ipotecario è scesa al 71,5% riportandosi sui valori dalla fine del 2019.

Attese degli agenti sul mercato di riferimento e su quello nazionale

Fortemente peggiorate le attese delle agenzie riguardo il proprio mercato di riferimento: il 46,7% per cento degli operatori ha aspettative favorevoli per il IV trimestre (contro appena il 4,7% favorevoli) e per circa un terzo di essi le prospettive rimangono negative anche su orizzonte biennale. Anche le attese sull'evoluzione dei prezzi di vendita rimangono orientate al ribasso.

Anche le valutazioni sull'evoluzione del mercato immobiliare nazionale sono divenute più sfavorevoli: con riferimento all'andamento nel IV trim il saldo è sceso a -44,8 punti percentuali. È aumentata la quota di agenti che si attende un impatto negativo dell'epidemia di Covid-19 sulla domanda di abitazioni per circa metà di questi operatori gli effetti si esauriranno entro la metà del 2021, per il 40% si prolungheranno fino alla fine del prossimo anno. 

Le opinioni riguardo all’offerta di abitazioni sono invece eterogenee: circa il 40 per cento degli operatori ritiene che l’epidemia ne stia determinando una riduzione; una percentuale analoga esprime un giudizio di incremento. I due terzi delle agenzie prevedono riflessi negativi sui prezzi di vendita; di questi, la maggior parte prefigura che tali effetti si protrarranno oltre la metà del 2021.

- Idealista.it, 28 dicembre 2020


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giovedì 24 dicembre 2020

Mercato immobiliare: le compravendite riprendono

Per il 2021 il fatturato globale dell'immobiliare in ripresa dovrebbe tornare vicino alla soglia dei centoventi miliardi di euro

Il settore immobiliare, in lieve ma continuo miglioramento già da qualche anno, ha interrotto questo sviluppo  a causa della pandemia, come il resto dell’economia e non solo. L’economia comunque riprenderà e lo stesso sarà per il mercato immobiliare residenziale e non con particolare attività nella logistica e nel terziario. Nel  2020  le compravendite non si sono fermate. Il 2021, soprattutto nella speranza della fine della pandemia con l’arrivo dei vaccini dovrebbe nuovamente sbloccare il mercato che avrà comunque delle differenze in base ai settori;  si prevede  un ritorno alla crescita di quasi l’8%.


Le compravendite e gli affitti riprenderanno regolarmente, ma con un rinato equilibrio. Si tenderà ad investire sul lungo periodo ed i nuovi immobili verranno ridisegnati con spazi diversi, adattabili allo smart working e alla comodità e quindi anche con maggiore estensione. Le strutture in disuso o in cattive condizioni verranno immesse sul mercato, con un conseguente ampliamento dell’offerta ed una riduzione  dei prezzi. L’interesse degli investitori tenderà verso il  residenziale specializzato: un trend cominciato  in sordina  negli ultimi tempi che potrebbe portare ad una nuova  tendenza. Come gli appartamenti in contesti protetti per persone anziane autosufficienti, oppure i  monolocali  funzionali ed adeguati ai vari momenti della giornata.

Settori moderni

Insieme agli alloggi per gli studenti ed i lavoratori fuori sede, questi moderni settori potranno trascinare indiscutibilmente  il mercato immobiliare soprattutto  nelle grandi città operose. Il settore della logistica sarà quello che otterrà  maggior  gradimento; l'area sulla quale  puntare per il rilancio dell’immobiliare. La crescita delle vendite online, come la resilienza  del retail alimentare durante il lockdown hanno dimostrato l'esigenza di luoghi in cui stoccare e da cui distribuire i beni. Mancano spazi adeguati e la domanda è sempre più incessante. Oltre la metà degli investitori  si sta muovendo in tal senso per il 2021. Nel  Nord Italia soprattutto.

High Street

La ripresa dell’High Street dipende dal ritorno del turismo internazionale; ci si aspetta in futuro meno negozi ma più grandi, con particolare attenzione al formato show-room. In questo contesto, i formati devono adattarsi alle nuove tendenze e trovare le soluzioni più adatte a soddisfare le mutate esigenze dei consumatori. Gli uffici dovranno essere ripensati in chiave smart working, sottolineando ancora di più la sicurezza e la salute dei lavoratori. La crisi del settore commerciale dovrebbe mitigarsi nel prossimo anno. Mentre per gli alberghi si attende un vero boom (ovviamente nei limiti di un mercato dalle dimensioni modeste).  

Il 2021

Per il 2021 il fatturato globale dell'immobiliare in ripresa dovrebbe tornare vicino alla soglia dei centoventi miliardi di euro. Sul fronte degli investimenti per il 2021 è atteso un’immobiliare in ripresa sui livelli medi dello scorso decennio (oltre 8 miliardi), chiaramente con Milano protagonista e in forte ripresa.Milano continuerà a essere determinante per il mercato immobiliare italiano, ma la crescente digitalizzazione e il lavoro da remoto, potrebbero consentire a territori e città, che si erano parzialmente remotizzati, di acquisire una nuova attualità. Sul fronte dei prezzi, invece, prevale la cautela che si traduce in una previsione di stabilità mentre pochi azzardano un incremento moderato.

- Francesco Megna, Affaritaliani.it, 22 dicembre 2020


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mercoledì 23 dicembre 2020

Quanto tempo ci vuole per vendere casa?

Quanto tempo una casa resta sul mercato nel 2020? Secondo Tecnocasa l’arrivo della pandemia, pur avendo sospeso il mercato immobiliare, sembra non aver inciso particolarmente sulle tempistiche di vendita.

I tempi di vendita di una casa sono un indicatore dello stato di salute del mercato immobiliare. La sua analisi, nel corso degli anni, è stata una vera e propria cartina di tornasole del mercato immobiliare. Lo studio compiuto dall’Ufficio Studi Tecnocasa dal 2010 ad oggi, limitato alle grandi città, evidenzia il picco nel 2012, l’anno peggiore per il mercato immobiliare in cui l’abbondante offerta e le banche più refrattarie ad erogare il credito dilatarono al massimo le tempistiche necessarie per chiudere le trattative immobiliari. Dal 2013 i giorni necessari per vendere un immobile iniziano a diminuire progressivamente.


Prendendo in considerazione le grandi città, i rispettivi hinterland e i capoluoghi di provincia, i dati dicono che, nelle grandi città, le tempistiche di vendita sono di 112 giorni contro i 122 registrati un anno fa. Nei capoluoghi di provincia c’è una media di 149 giorni, nell’hinterland delle grandi città di 154 giorni. Queste ultime due realtà, piuttosto sorprendentemente, non hanno registrato importanti cambiamenti. Tra le grandi città i tempi di vendita maggiori si sono avuti a Bari (178 gg) e Verona (142 gg). Le metropoli “più veloci” sono Milano (56 gg) e Bologna (57gg).

Subito dopo il lockdown primaverile c’è stata una corsa all’acquisto dell’abitazione ed i potenziali acquirenti si sono mostrati più veloci e decisi e, mossi dal desiderio di comprare, hanno sciolto velocemente le riserve. I venditori si sono mostrati più propensi ad accettare le proposte della controparte, spinti soprattutto dal timore di un ulteriore lockdown. A questo si deve aggiungere che nel periodo considerato si sono realizzate anche compravendite di casa vacanza influenzate dal desiderio di “cambiare aria”. Anche queste transazioni sono avvenute abbastanza celermente: spesso sono realizzate con capitale proprio.

Ad essere più “veloci” sono stati soprattutto gli acquirenti le cui condizioni reddituali non sono state scalfite dalla crisi economica indotta dalla pandemia e coloro per i quali l’acquisto migliorativo non era più procrastinabile. Come venditore è stato più celere chi aveva necessità di cambiare l’abitazione o chi aveva necessità di reperire liquidità. Da settembre la nostra rete ha iniziato a registrare un rallentamento.

- Idealista, 23 dicembre 2020


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martedì 22 dicembre 2020

Il Covid ha cambiato il mercato immobiliare: i romani fuggono dalla città

Come cambia l’abitare dei romani con la pandemia? Il lockdown ha ridato importanza alla dimensione del quartiere, ai negozi di vicinato, alle zone ben servite e collegate. Ma c’è anche chi, per scelta o per necessità economica, si allontana dalla città in cerca di una casa più grande e punta verso la campagna intorno alla metropoli.

A Campo de Fiori la latteria della signora Anna non ha riaperto dopo il lockdown. Sono tanti i negozi di vicinato, le librerie, alimentari e botteghe che negli ultimi anni si sono dovuti arrendere all’ondata turistica che ha travolto il centro storico di Roma. Adesso che anche i turisti sono scomparsi e i ristoranti chiudono presto, restano le piazze deserte e i vicoli bui. Allontanandoci dal centro la vita riprende nei quartieri abitati. Se è vero, allora, che sono le persone e il loro abitare a definire i luoghi, come sta cambiando Roma con la pandemia?


Calano gli affitti. Secondo Fabiana Megliola, responsabile dell’ufficio studi del gruppo Tecnocasa, con il calo del turismo molte case nel centro di Roma stanno tonando in affitto, con contratti di tipo transitorio, e talvolta sono anche messe in vendita. «La conseguenza di questo trend si sta vedendo soprattutto sugli affitti che stanno registrando un calo dei canoni di locazione, dovuto anche alla minore domanda di lavoratori e studenti fuori sede. I canoni si locazione sono diminuiti di: -1,2% per monolocali e bilocali e -1,4% per i trilocali» sostiene Megliola.

Meno compravendite. È ancora presto per individuare eventuali tendenze emergenti nel mercato immobiliare, semplicemente perché il numero di compravendite è crollato: del 27% a livello nazionale e del 23,4% a Roma nel secondo trimestre 2020, secondo gli ultimi dati pubblicati dall’Agenzia delle Entrate. Roma è però la città con più compravendite effettuate nell’ultimo trimestre (6.715) rispetto alle altre 7 città considerate, che a parte Milano registrano numeri di gran lunga inferiori.

C’è chi ha rinunciato a comprare una casa anche per l’aggravarsi della propria situazione economica: in Italia circa la metà dei potenziali acquirenti avrebbe rinviato l’acquisto, e il 22,8% vi ha rinunciato del tutto, secondo l’Agenzia delle Entrate. Ma secondo Tecnocasa i segnali che arrivano dal mercato sono incoraggianti, anche a Roma.

Chi può cerca una casa più grande. La richiesta di tagli piccoli è crollata (del 34% secondo l’Agenzia delle Entrate), ma anche i tagli intermedi, che in situazioni ordinarie sono i più ricercati, interessano meno. A Roma il calo di compravendite di case fino a 50 metri quadri quadri è stato addirittura del 40% circa nel secondo trimestre 2020. Le case di oltre 145 metri quadri hanno sofferto meno: il calo è solo del 12%.

Dove si cercano le case? Dipende dalla capacità di spesa. Tecnocasa individua due dinamiche contrapposte: la prima di uscita dalla città di famiglie con una più bassa capacità di spesa in cerca di case più grandi. La secondo di una rivalutazione dei quartieri semicentrali da parte di famiglie con  maggiori risorse economiche. «La ricerca di case con spazi esterni o di più ampie dimensioni emersa post lockdown sta portando i potenziali acquirenti, soprattutto chi ha budget più contenuti, a spostarsi verso aree più periferiche o addirittura fuori Roma. Chi invece può permettersi l’acquisto in città valuta comunque zone servite e collegate, un aspetto che la pandemia non ha cambiato. Anzi, durante il lockdown sono stati particolarmente apprezzati i negozi di quartiere e quindi tutte le zone servite anche in questo senso».

Di questa seconda dinamica beneficiano quartieri come Esquilino e Marconi, esenti dal calo dei valori immobiliari – che a Roma sarebbe mediamente dell’1,5 nel primo trimestre secondo Tecnocasa. All’Esquilino il crollo della domanda di case per uso turistico sta favorendo un ritorno di una richiesto di tipo residenziale da parte di famiglie che cercano trilocali da 100-120 mq. Vivace anche il mercato residenziale in zona Marconi-Cardano.

«Un dato che non mi stupisce e che si sposa con quanto osservato negli ultimi 10 anni» commenta Massimiliano Crisci, ricercatore del CNR. Crisci ha studiato la relazione fra le dinamiche demografiche e quelle del mercato immobiliare negli anni Duemila, rilevando come in questi ultimi anni ci sia stato, in controtendenza rispetto al trentennio precedente, un ritorno alla città. Il calo dei prezzi post 2011 – intorno al 20% –, ha infatti attratto i romani di non trasferirsi nell’hinterland e di avvicinarsi al centro. Gli effetti della nuova crisi economica sul mercato immobiliare sembrerebbero confermare questa tendenza. Secondo Crisci era prevedibile una densificazione proprio nei quartieri di Esquilino e Marconi, zone ben collegate e prossime al centro e all’anello ferroviario, inserite all’interno di aree più costose, dunque abbordabili.

Resta da capire la reale entità della seconda dinamica rilavata da Tecnocasa, ovvero la migrazione di famiglie con budget più contenuti in cerca di case più grandi in zone periferiche, rilevata da Tecnocasa. E poi, quanto è reale la “fuga dalla città” verso mete bucoliche a minore densità abitativa, anche grazie alla possibilità per molti lavoratori di lavorare da casa, teorizzata da alcuni?

Alcune famiglie con una più elevata capacità di spesa si stanno effettivamente trasferendo in ville in aree suburbane. «Da quando le agenzie hanno riaperto, il 4 maggio, non mi sono mai fermata» racconta Michela Terribile, titolare della Colleromano Real Estate, agenzia immobiliare romana specializzata nella compravendita e locazione di ville e casali dell’Olgiata e di Colleromano, comprensori residenziali privati, sorvegliati h24, a nord di Roma. Se negli anni scorsi il modello della villa unifamiliare fuori dalla città era in parte tramontato, adesso questo mercato di nicchia, tecnicamente di categoria luxury, starebbe vivendo un boom.

Ma il motivo non è solo il verde e la minore densità abitativa: «a causa del distanziamento sociale c’è stata una grande difficoltà di stare con i propri familiari. Adesso i miei clienti cercano un’abitazione che possa ospitare tutta la famiglia, garantendo la privacy di tutti i componenti anche dividendo le ville in più unità» spiega Terribile. E se prima della pandemia la distanza dalla città e la qualità dei collegamenti poteva rappresentare un ostacolo, adesso secondo Terribile questi elementi contano meno, anche grazie alla possibilità di lavorare da remoto. Di più, questi comprensori residenziali sono posti sicuri, delle micro-città senza gli svantaggi della città.

È presto per tirare conclusioni sull’impatto della pandemia sulle dinamiche insediative dei romani. Ma i pochi dati a disposizione sembrano indicare da una parte il ritorno dell’importanza della dimensione del quartiere e dei negozi di vicinato (rispetto alle previsioni di “smaterializzazione” dei rapporti anche economici). Dall’altra sembrerebbe esserci una certa veridicità nell’ipotesi “fuga dalle città” – per scelta e per necessità, a seconda della capacità di spesa. Una “fuga” su cui, anche a fronte dell’inadeguatezza dei servizi territoriali svelata dalla pandemia, pesa il desiderio di vicinanza della famiglia.

- Sarah Gainsforth, Fanpage.it, 9 dicembre 2020


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lunedì 21 dicembre 2020

Istat. Andamento prezzi delle case nel terzo trimestre 2020

Parallelamente alla ripresa delle compravendite, che segnano un incremento nel III trim dell'anno, aumentano anche i prezzi delle case da giugno a settembre. Secondo le stime preliminari dell'Istat, infatti, si registra un +1% in termini annuali. Rispetto al trimestre precedente, invece, si registra un calo del 3,5%

L’aumento annuo dei prezzi è da attribuirsi soprattutto ai prezzi delle abitazioni nuove che accelerano la crescita, passando dal +2,7% registrato nel secondo trimestre al +3,0%, mentre i prezzi delle abitazioni esistenti crescono dello 0,7%, rallentando rispetto al trimestre precedente (era +3,6%).

La diminuzione dell’indice rispetto al trimestre precedente è dovuta unicamente ai prezzi delle abitazioni esistenti che registrano un calo pari a -3,2% (dopo il +3,2 del trimestre precedente), mentre i prezzi delle abitazioni nuove aumentano, anche se meno del trimestre precedente (+1,1% dopo il +2,0% del secondo trimestre).

In media, nei primi tre trimestri del 2020, rispetto allo stesso periodo del 2019, i prezzi delle abitazioni aumentano del 2,0% con i prezzi delle abitazioni nuove che fanno registrare un +2,2% e quelli delle abitazioni esistenti (che pesano per più dell’80% sull’indice aggregato) che crescono del 2,0%. Il tasso di variazione acquisito dell’indice per il 2020 è pari a +1,9% (+2,2% per le abitazioni nuove e +1,8% per le abitazioni esistenti).

"Nonostante il rallentamento della crescita - afferma l'Istat-  nel periodo luglio settembre del 2020 i prezzi delle abitazioni aumentano su base annua per il quinto trimestre consecutivo. Questa dinamica si verifica in presenza di una ripresa dei volumi delle compravendite (che segue la caduta del secondo trimestre) dovuta presumibilmente al concretizzarsi di acquisti rinviati durante il periodo del lockdown. Le prime evidenze territoriali confermano il ruolo di traino esercitato sull’IPAB dai prezzi delle abitazioni compravendute nel Nord-Ovest e nel Nord-Est mentre restano stabili i prezzi al Centro e sono in lieve calo nel Sud e Isole"

- Idealista.it, 18 dicembre 2020


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lunedì 14 dicembre 2020

Agenzia Entrate mette online il nuovo servizio di consultazione dei prezzi delle case

È online il nuovo servizio dell'Agenzia delle Entrate che permette di visualizzare le mappe degli immobili compravenduti a partire dal 2019. L'applicazione fornisce agli utenti i dati relativi a tipologia, prezzo e consistenza catastale degli immobili.

Il nuovo servizio delle Entrate permette di visualizzare i dati dichiarati nelle compravendite, stipulati a partire dal 2019, semplicemente navigando online sulle mappe del territorio nazionale. L’applicazione web, con le usuali funzionalità di ricerca e di navigazione su mappa, mostra agli utenti che accedono al portale dei servizi telematici dell’Agenzia (Entratel/Fisconline) i dati (tra questi la tipologia, il prezzo e la consistenza catastale dell’immobile) dichiarati nelle compravendite di immobili situati in un ambito territoriale di interesse.


Il servizio è stata realizzato per contribuire alla trasparenza del mercato immobiliare, garantendo la privacy dei soggetti coinvolti nelle transazioni: i dati, infatti, sono visionabili in forma anonima e in modo da impedire di risalire al singolo immobile compravenduto. Le informazioni si riferiscono esclusivamente ad atti di compravendita nei quali sono stati trasferiti, per l’intero e a titolo oneroso, diritti di proprietà di unità immobiliari dal 1° gennaio 2019.

Il servizio “Consultazione valori immobiliari dichiarati” permette agli utenti di accedere a una mappa in cui compaiono, quando si raggiunge un minimo di 5 transazioni, i “punti di interesse” (POI, point of interest) delle unità immobiliari georiferite . Per garantire la privacy dei cittadini, infatti, la consultazione dei dati viene garantita in forma anonima e può essere effettuata solo nel caso in cui nell’area e nel periodo di interesse selezionati, siano avvenute almeno cinque atti traslativi. In questo caso sarà possibile consultare delle schede con le principali informazioni contenute negli atti di compravendita, ma senza il diretto collegamento al punto di interesse al quale appartengono queste informazioni.

La fonte dei dati è costruita incrociando gli archivi delle note di trascrizione degli atti di compravendita, le note di registrazione degli stessi atti, gli archivi censuari del Catasto fabbricati e l’archivio delle zone OMI. La chiave di incrocio è l’identificativo catastale dell’unità immobiliare urbana compravenduta. L’aggiornamento dei dati presenti nelle mappe sarà continuo, con cadenza mensile, in modo da “mappare” un numero sempre più alto di valori immobiliari. 

Come accedere alle mappe delle compravendite

Accedendo a Fisconline/Entratel con le proprie credenziali (oppure con Spid), i cittadini possono consultare i corrispettivi dichiarati negli atti di compravendita stipulati a partire dal 1° gennaio 2019. Il servizio è di semplice utilizzo e permette di visionare, per ogni atto di compravendita tra quelli individuati nell’ambito territoriale e nel periodo di interesse

  • il mese e l’anno in cui è stata stipulata la compravendita
  • la tipologia dell’atto (residenziale, commerciale, produttivo, eccetera)
  • il numero degli immobili transati nell’atto

il corrispettivo dichiarato per il complesso degli immobili in atto, il comune e la zona OMI di ubicazione degli immobili e, per ognuno di essi, la categoria e la consistenza catastale (espressa in vani, metri cubi o metri quadrati a seconda della categoria catastale).

Per un buon uso dell’informazione fornita si consiglia di leggere con attenzione il documento “Informazioni per l’utilizzo dei dati” all’interno del servizio. Il territorio “mappato” – Il servizio è disponibile per le unità immobiliari urbane compravendute situate in tutto il territorio nazionale, ad eccezione di quelle nei comuni delle province autonome di Trento (n. 176 comuni) e Bolzano (n. 116 comuni), del Veneto (4 comuni), della Lombardia (2 comuni) e del Friuli Venezia Giulia (43 comuni) dove vige il sistema dei libri fondiari (o sistema tavolare) per la pubblicità immobiliare.

- Idealista.it, 9 dicembre 2020


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lunedì 7 dicembre 2020

Agenzia delle Entrate. Lieve ripresa delle compravendite immobiliari

Dopo due periodi di forte calo, il terzo trimestre del 2020 segna un'inversione di tendenza per i volumi di compravendita del settore residenziale. Nei mesi da luglio a settembre, infatti si registra +3,1%, pari a 4.200 abitazioni scambiate in più rispetto allo scorso anno. A dirlo è la consueta statistica trimestrale dell'Osservatorio Immobiliare dell'Agenzia delle Entrate.

L’andamento è diversamente distribuito tra capoluoghi e non capoluoghi: per i primi persiste, seppure in misura più lieve rispetto al precedente trimestre, una variazione tendenziale negativa (-6,7%); per i non capoluoghi, al contrario, la crescita raggiunge, nel complesso, un +8,1%. Tra le aree territoriali la distribuzione risulta simile a quella nazionale, con l’eccezione del Centro, in cui la variazione positiva registrata nei comuni minori (+5%) non riesce a compensare il decremento tendenziale dei capoluoghi (-9,5%), generando l’unico caso di variazione tendenziale negativa (-1,7%). Al Sud si rileva l’unico dato positivo in corrispondenza delle città capoluogo (+2,2%) e la crescita più rilevante per i comuni minori (+12,1%), che generano un dato complessivo positivo più elevato (+9,6%) rispetto al Nord Ovest (+3,1%), al Nord Est (+1%), e alle Isole (+6,8%)

Secondo l'Agenzia delle Entrate, la ripresa rilevata è legato alla sostanziale sospensione, da parte del Governo italiano, di buona parte delle misure di contenimento dell’epidemia di COVID-19 che, nei mesi precedenti, hanno condotto alla chiusura di tutte le attività non ritenute indispensabili e richiesto alle persone di non allontanarsi dalla propria abitazione se non per ragioni tassativamente necessarie.

A luglio il mercato delle abitazioni era ancora in forte perdita, (-5%), anche se con un dato positivo al Sud (+4,1%), a cui ha fatto seguito una forte crescita generalizzata nel mese di agosto (+25,2%) su base nazionale, con un picco nel Nord Ovest (+45,2%), e un rallentamento nel mese di settembre con una crescita tendenziale ridimensionata al +5,7%, con i capoluoghi che già tornano in campo negativo, -4% rispetto a settembre del 2019.

- Idealista.it, 4 dicembre 2020


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lunedì 30 novembre 2020

Osservatorio immobiliare, per Nomisma segnali di ripresa dal 2022

Tra una ripresa a “K” dell’economia e le conseguenze non ancora molto chiare della pandemia sulle finanze delle famiglie, la domanda di abitazioni in Italia è divisa tra nuove esigenze e possibilità limitate. Nel terzo Osservatorio sul Mercato Immobiliare 2020, Nomisma tratteggia l’andamento del settore e delinea le previsioni per i prossimi mesi.

Scenario macroeconomico

La ripresa dell’economia mondiale, secondo il capo economista di Nomisma Luca Poma, probabilmente non sarà a V né a L, ma sarà a K; ovvero, disuguale da Stato a Stato e da comparto a comparto, poiché la pandemia si è abbattuta sì su tutti, ma non tutti hanno subito lo stesso tipo di conseguenze.

“Guardando all’andamento del Pil dei diversi Paesi, - osserva Poma, -  la Cina è l’unica economia che ha avuto risultati positivi sia nel secondo che nel terzo trimestre. La pandemia ha colpito sì tutto il mondo ma non tutti allo stesso modo, e questo ha avuto diverse conseguenze. La Cina ad esempio non ha avuto un numero di contagiati tali da compromettere la ripresa economica, a differenza di altri Paesi molto più danneggiati come Italia e Francia o addirittura gli Stati Uniti, che risultano il Paese più danneggiato in assoluto, benché potrebbe avere un rimbalzo positivo in tema immobiliare grazie alle tematiche ambientali care a Biden”.

Prezzi e compravendite immobiliari nel terzo trimestre 2020

Le famiglie italiane, secondo l’amministratore delegato di Nomisma Luca Dondi, non hanno ancora ben chiaro in che modo le difficoltà della ripresa economica si ripercuoteranno sui loro portafogli. “Le intenzioni di acquisto immobiliare restano quindi molto elevate nonostante alla situazione che viviamo, costituite soprattutto da una domanda di necessità e di sostituzione dell’abitazione attuale”. Importante anche l'andamento delle intenzioni di affitto e di ristrutturazione, centrale per la riqualificazione degli immobili italiani, alla luce dei bonus governativi.

Dal punto di vista delle compravendite, prosegue Dondi,  la ripresa è stata a L. “Dopo lo stop forzato della primavera la risalita è stata lenta e graduale. I tempi della ripresa saranno lunghi e lo si nota anche dall’andamento di compravendite, canoni e prezzi”.

In particolare, il lockdown, con la conseguente diminuzione della capacità di spesa delle famiglie, porterà ad una flessione del 20% del volumi di compravendita di abitazioni rispetto al 2019.

Nel mercato residenziale i primi sei mesi dell’anno avevano evidenziato una flessione consistente dei livelli di attività transattiva, testimoniata da una variazione tendenziale del -15,5% nel primo trimestre, a cui era seguito un calo ancora più intenso- -27,2% - nel secondo trimestre.

Le previsioni di calo per il quarto trimestre porteranno a chiudere l’anno nell’ordine delle 500.000 unità transate (-17,1%) secondo lo scenario “Base”, o 491.000 unità transate (-18,7%) secondo lo scenario “Hard”. Considerato che, prima della diffusione del Covid-19, le previsioni per l’anno in corso prefiguravano un numero di compravendite pari a 612mila, risulta evidente l’ampia quota di mercato che la pandemia ha eroso.

Dal punto di vista dei prezzi immobiliari, tuttavia, il calo non è stato così forte in quanto chi vende non accetta eccessivi sconti, il che se possibile rallenta ancor più l’andamento delle compravendite. Meglio invece il mercato delle ristrutturazioni, anche alla luce degli incentivi statali, centrali per le imprese e per la rivalutazione del patrimonio immobiliare italiano.

Mercato dei mutui 2020

Dal punto di vista del mercato del credito, secondo Dondi “a sorprendere è stato il ritardo con cui il sistema bancario si è adeguato al cambiamento di scenario economico”. Nonostante un quadro macro economico che consigliava prudenza e le massicce richieste di moratoria dei mutui che mettevano a nudo le fragilità reddituali dei mutuatari di più recente attivazione, infatti, il settore creditizio ha continuato ad assecondare le richieste di finanziamento provenienti dalle famiglie.

Nello specifico, nella prima metà del 2020 si è registrata una flessione nell’erogazione di mutui di appena il -1,7% rispetto allo stesso periodo del 2019, grazie alla finalizzazione di pratiche avviate pre-lockdown. Il terzo trimestre dovrebbe essere stato sostanzialmente favorevole, “ma le attese sul quarto trimestre sono più fosche”, con una flessione del 6,4% nello scenario “Base” e dell’8,7% nello scenario “hard”.

Solo nelle ultime settimane – per Nomisma- a seguito della seconda ondata virale gli istituti di credito hanno deciso di mutare gradualmente orientamento adottando un approccio più attento e selettivo.  Per l’Istituto bolognese si è trattato di una conseguenza “inevitabile” e, per certi versi, quasi “tardiva”.

Scenario immobiliare 2020 e previsioni 2021

Pre-Covid, secondo Nomisma, la domanda di investimento era tornata ad affacciarsi sul mercato, attratta non più soltanto dalla dimensione locativa, ma da una prospettiva di risalita ancorché timida dei valori. Riguardo alla domanda per utilizzo diretto, a causa della pandemia non sono tanto venute meno le intenzioni di acquisto, quanto la sostenibilità di parte delle stesse poiché strettamente dipendenti dal sistema del credito.

Secondo Nomisma nel 2021 l’andamento dell’attività transattiva dipenderà dall’entità del rimbalzo a livello economico e “dall’effettiva tempestività ed efficacia con cui i vaccini annunciati nelle ultime settimane saranno resi disponibili”.  Le incertezze in proposito accreditano per il 2021 uno scenario per le compravendite non dissimile da quello dell’anno in corso, con un risultato complessivo di 495mila transazioni nello scenario più favorevole e di 467 mila nello scenario più avverso.

Per l’istituto bolognese la ripresa sarà lenta e graduale e si manifesterà nel biennio 2022-2023 con un’intensità che non permetterà di recuperare in tempi brevi i livelli pre Covid-19, relegando il mercato, almeno fino al 2023, al di sotto delle 600 mila transazioni.

Segmenti immobiliari, andamenti diversi

Per quanto riguarda i diversi settori, nel residenziale, secondo Elena Molignoni, project manager di Nomisma, si distinguono tre tipi di mercato: di necessità, dipendente dal credito e con poco potere contrattuale da parte dell’acquirente; di riqualificazione, condizionata agli incentivi e alla loro effettiva applicabilità; di investimento, rivolta soprattutto ai segmenti alternativi.

Per quanto riguarda invece l’immobiliare non residenziale, esiste un mercato di immobili strumentali, uno di immobili da riqualificare (strumentali o da investimento) e uno per investimento, che devono tenere conto dei trend spinti ancor più dalla pandemia, come il dilagare dell’e-commerce e dello smart working che plasmeranno gli spazi non residenziali nel prossimo futuro.

Riguardo ai valori, nel 2021 Nomisma prevede segni negativi per tutti i comparti, più pronunciati per gli immobili d’impresa (rispettivamente -2,5% e -1,9% per uffici e negozi nello scenario “base”), rispetto al settore residenziale (-1,6%). Le contrazioni più intense sono attese per il segmento direzionale, con un arretramento di 4,5 punti percentuali al termine del triennio di previsione (2021/2023), mentre il settore commerciale nel medesimo periodo presenterà un calo del 3,3%

Il settore residenziale sarà il meno colpito dalla riduzione dei valori (-2% il differenziale al termine del periodo 2021/2023 rispetto alla media dei prezzi del 2020) e sarà in ogni caso l’ambito in cui si manifesterà per prima l’inversione di tendenza.

Analisi per città

Secondo Molignoni, i tre mercati di Milano, Firenze e Bologna hanno affrontato i peggiori cali nel residenziale, in particolare Firenze. Nel non residenziale, Milano ha conservato il suo dinamismo, anche a fronte di una inevitabile flessione.

Milano e Bologna saranno le prime a evidenziare segnali di crescita a partire dal 2022, cui seguiranno Firenze, Venezia, Palermo e Cagliari nel 2023. I cali più intensi riguarderanno Torino, Genova e Roma, con un andamento deflattivo per tutto il triennio considerato.

- Floriana Liuni, Idealista.it, 26 novembre 2020


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