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martedì 22 novembre 2011

Nuove tasse sulla casa. Opportunità o minaccia?

Il mercato immobiliare fino ad oggi ha retto meglio del previsto alla tempesta finanziaria partita nel 2008. Non c’è stato alcun crac. Il superindice di CorrierEconomia, aggiornato al primo semestre, dice che negli ultimi tre anni nelle grandi città i valori sono scesi solo di sei punti, passando da 145,3 a 139,1. Analogo il trend di Milano, dove l’indice ha registrato la discesa da 140,9 a 135 mentre a Roma la diminuzione è stata di un solo punto. Dal 2010, però, l’andamento è piatto.
Il nostro superindice è pesato sull’andamento delle compravendite e dei prezzi e fotografa i «rapporti di forza» tra venditori e acquirenti e la sostenibilità delle quotazioni.

I rischi

Ora però il mercato deve fare fronte a una sorta di manovra a tenaglia: da una parte ancora la crisi finanziaria e il restringimento del credito, con aspetti che per il nostro Paese appaiono assai più gravi di quelli di tre anni fa, dall’altra parte il più che probabile aumento delle tasse che gravano sulla gestione e sull’acquisto degli immobili.
La crisi sta penalizzando soprattutto gli acquisti di prima casa da parte dei giovani e di chi non ha forti risorse familiari alle spalle, vista l’accresciuta difficoltà di trovare un mutuo. E chi lo trova deve far fronte a condizioni più svantaggiose, visto che le banche hanno rincarato, e non di poco, gli spread.
Consapevoli della congiuntura molti rinunciano anche a cercare: i dati di ottobre della Centrale rischi Crif, al cui vaglio passano le richieste di finanziamento, segnalano una diminuzione del 33% delle domande rispetto all’anno precedente.
Se questi aspetti appaiono poco suscettibili di mutare nel giro di pochi mesi, rimane aleatoria la valutazione dell’impatto che potrà avere il rialzo dell’imposizione fiscale, almeno fino a quando non sarà definito in termini precisi. Un precedente ci sarebbe ed è proprio quello di un’altra grande crisi quella del 1992: allora fu rivoluzionata l’imposizione immobiliare, con l’introduzione delle nuove rendite catastali, una minipatrimoniale (l’Isi) e, dall’anno successivo, l’avvio dell’Ici. Il mercato ebbe un vero e proprio tracollo, ma va anche detto che allora le quotazioni erano gonfiate e un calo era fisiologico. Oggi certo non si può parlare di bolla immobiliare.

Le opinioni

Per una rapida carrellata delle opinioni degli addetti ai lavori si può partire dagli scenari decisamente negativi prefigurati dagli agenti immobiliari di Fiaip e da Confedilizia, secondo cui aver ventilato solo l’ipotesi di una patrimoniale avrebbe causato un’ondata di vendite che nel solo mese di ottobre avrebbe fatto scendere i prezzi tra il 3 e 5%, mentre un inasprimento del prelievo porterebbe a un ulteriore calo del 12%.
Non fanno cifre due osservatori super partes del mercato. Secondo Mario Breglia, presidente di Scenari immobiliari: «Il ritorno dell’Ici sulla prima casa è un atto dovuto per i bilanci dello Stato e degli enti locali e anche una forma di giustizia contributiva. Una riforma seria dovrà prevedere però una revisione tributaria dei valori fondiari nelle zone centrali dove gli estimi sono troppo lontani dalle realtà di mercato. Se il nuovo fisco sulla casa vuole essere di tipo europeo, allora mi aspetto una drastica riduzione delle imposte di compravendita e non solo sulle prime case. Solo abbassando molto le aliquote si possono spingere le famiglie ad investire e a comprare».
Secondo Luca Dondi, responsabile dell’Osservatorio di Nomisma: «Qualsiasi iniziativa di inasprimento fiscale avrà effetti recessivi. Forse saranno meno gravi quelli derivanti dalla reintroduzione dell’Ici sulla prima casa, se non altro perché sarà differita nel tempo, e anche perché dovrà prevedere soglie di salvaguardia per i redditi più bassi. Probabilmente la strada migliore per fare fronte alla contingenza è quella di imposte provvisorie, in attesa di una ridefinizione complessiva della fiscalità immobiliare».
E c’è anche chi ritiene che inasprire le imposte a chi tiene le case vuote potrebbe fare bene al mercato. Secondo Leo Civelli, amministratore delegato della società internazionale di consulenza Reag: «Il mercato è rimasto ingessato perché non sono scese le richieste di chi mette la casa in vendita senza aver bisogno immediato di realizzare. Se rincarano le tasse, è probabile che queste pretese si riducano. Con prezzi minori anche i mutui diventeranno meno impossibili».

- Gino Pagliuca, Corriere della Sera, 21 novembre 2011

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