E' un risultato per certi versi atteso, considerando la tradizionale vocazione degli italiani per il possesso di case. Ma - come sottolinea la stessa ricerca - si legge un cambiamento di tendenza, se si considera che quasi la metà degli intervistati (il restante 48,3%), infatti, non punterebbe al mattone ma opterebbe per altre tipologie di investimento. "Se i dati mostrano come gli italiani siano ancora molto legati alla proprietà immobiliare, ben più di quanto accada nei Paesi del Nord Europa, – riflette Carlo Giordano, ad di Immobiliare.it – rispetto agli anni della bolla questa convinzione comincia a vacillare. Nel 2006, infatti, oltre il 60% degli intervistati nel nostro stesso sondaggio dichiarava che avrebbe scelto una casa come bene da tramandare ai propri figli, considerando il momento storico in cui i valori immobiliari continuavano a salire e la domanda si manteneva su livelli molto sostenuti".
Quel che è certo, è che il tetto come bene-rifugio è trasversale lungo la Penisola e tra le fasce d'età: le percentuali di chi investirebbe in una casa per i figli sono poco più elevate della media nazionale al Sud (54,38%) e fra gli over 60 (58,23%).
Ma per quale ragione il mattone esercita ancora questo fascino? "Chi vorrebbe lasciare un immobile ai propri eredi lo farebbe nel 41,65% dei casi in quanto convinto si tratti dell’unico bene durevole, anche se oltre il 29% lo acquisterebbe perché poco fiducioso nelle possibilità delle nuove generazioni, che difficilmente riusciranno a comprarlo in autonomia. Oltre il 18%, però, ha dichiarato che comprerebbe casa ai figli per evitare che questi sprechino denaro in affitto, percentuale che arriva quasi al 21% al Sud, dove la locazione sembra ancora essere considerata come un “ripiego” alla proprietà", dice la ricerca. Non spaventa neppure il fatto che i figli possano vivere altrove: il 61,36% di quelli che opterebbero per un investimento immobiliare lo farebbe nella propria città. Il 19,20% punterebbe a uno dei grandi centri italiani, il 13,34% preferirebbe una località di villeggiatura e appena il 6,10% investirebbe in un Paese estero.
Chi invece guarda alle opzioni diverse dall'immobiliare, non punta deciso su uno strumento di investimento. "Il 16,52% del campione avvierebbe un’attività di business redditizia da tramandare, l’11,28% sottoscriverebbe
una polizza vita, il 14,89% opterebbe per fondi di investimento e prodotti finanziari e solo il 5,60% acquisterebbe oro e diamanti. Analizzando le loro ragioni per non aver indicato la casa, il 43,27% reputa gli immobili come beni troppo costosi da mantenere", chiosa la ricerca.
- La Repubblica, Economia & Finanza, 3 maggio 2017