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venerdì 16 gennaio 2015

Gli investimenti immobiliari stranieri in Italia spingono l'acceleratore

Accelera il volume degli investimenti immobiliari in Italia nell’ultima parte dell’anno con 2,6 miliardi di Euro, oltre il 50% in più rispetto al trimestre precedente, secondo i primi dati elaborati da CBRE Italia, società leader nella consulenza immobiliare. Ciò ha portato il volume annuale a 5,3 miliardi di Euro, un aumento dell’11% rispetto allo scorso anno.

Ancora una volta è stato il capitale straniero a guidare la ripresa, rappresentando l’80% degli investimenti totali protagonisti nel trimestre, con oltre 4 miliardi investiti.

“Il risultato, pur se ancora preliminare, non ci sorprende e conferma quanto emerso dall’indagine sulle intenzioni degli investitori presentata a marzo scorso: un rinnovato interesse degli investitori stranieri sul nostro mercato, a prescindere dai fondamentali. Ciò che sorprende è il sorpasso della Spagna che, dati quasi definitivi, dovrebbe chiudere l’anno con un volume eccezionalmente elevato, poco meno del doppio rispetto all’Italia” afferma Alessandro Mazzanti, CEO di CBRE Italia.

Il volume annuo registrato sul mercato immobiliare italiano mette in evidenza un recupero significativo dalla crisi più acuta del 2012 (+104%) ed è incoraggiante per il settore, ma dimostra ancora una volta il ritardo cronico dell’Italia nei confronti dell’Europa che corre a velocità più che doppie, con un volume complessivo che nel 2014 dovrebbe superare di oltre il 30% quello dello scorso anno.

Rispetto alla Spagna, in Italia il numero e la tipologia degli investitori attivi nel 2014 sono stati più esigui. Ad esempio, nel 2014 le Socimis, i nuovi Reit Spagnoli, hanno rappresentato circa un terzo degli investimenti totali e anche gli investitori domestici sono tornati attivi. In Italia invece, le SIIQ non sono mai decollate e gli investitori nazionali sono stati pressoché assenti negli ultimi due anni, con investimenti stabilizzati intorno al miliardo di Euro anche nel 2014.

Un numero interessante emerso dall’analisi è quello relativo alla differenza di capitale domestico e straniero investito in Italia tra il 2007 ed il 2014. Infatti, se il capitale straniero è in linea rispetto a quello investito nel 2007, quello domestico è inferiore dell’80%.

La maggior parte degli investimenti domestici è stata realizzata da fondi legati alle casse di previdenza di alcune categorie: Commercialisti, Medici, Architetti.

“La prevalenza di players stranieri ha consentito anche quest’anno a CBRE di raggiungere risultati eccellenti nell’attività di capital markets, che ci ha visti coinvolti, nella vendita e nell’acquisizione, su oltre un miliardo di Euro di transazioni” aggiunge Mazzanti. “L’attendismo degli investitori italiani è forse una delle cause che ha impedito all’Italia di agganciare l’Europa nella forte crescita degli investimenti: gli investitori internazionali invece hanno confermato una fiducia elevata, a prescindere dalla debole economia del Paese. Certo ciò si riflette nel rischio maggiore attribuito all’immobiliare rispetto al passato – i rendimenti sui Bot sono ai minimi storici in Italia mentre i rendimenti immobiliari sono ancora superiori al picco minimo precedente – ma è comunque un dato che fa riflettere”.

Conclude Mazzanti: “Siamo comunque sulla buona strada per la ripresa, grazie anche ai segnali positivi del Governo, con la riforma sui contratti di locazione e sulle SIIQ. Ci auguriamo che prosegua in questa direzione e soprattutto che ciò possa stimolare il mercato degli investimenti attraverso la creazione di nuovi strumenti ed il ritorno degli investitori nazionali. La ripresa c’è, ma il mercato è cambiato rispetto al ciclo passato”.

- Il Ghirlandaio, 16 gennaio 2015

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