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mercoledì 12 gennaio 2011

La cedolare secca si fa in due

Cedolare secca al 23% per gli affitti a prezzi di mercato. Miniquoziente per le famiglie con figli a carico. Tassa di registrazione al 10% per chi accatasta in ritardo le case fantasma. Garanzie che sia lo stato a ripianare le perdite di gettito prodotte dalla cedolare secca. Sono le modifiche principali, insieme all'introduzione di una compartecipazione Irpef da 4 miliardi e alla promessa di rimettere mano con un futuro provvedimento alla diatriba Tarsu/Tia, che il ministro della Semplificazione, Roberto Calderoli, è pronto a introdurre al decreto attuativo sul fisco municipale. Per puntellare l'impalcatura dell'imposizione immobiliare.

Prima ancora di nascere l'imposta sugli affitti rischia di vedere duplicate le proprie aliquote. Per i contratti a canone concordato la soglia con cui tassare i redditi Irpef da locazione resterebbe al 20%; per quelli a canone libero passerebbe al 23 per cento. Un innalzamento che, politicamente, va incontro alle perplessità di Pd e Fli e, tecnicamente, conta di limitare le possibili perdite di gettito. Quel 3% in più servirebbe a finanziare le detrazioni per gli inquilini con figli a carico ipotizzate dal governo per accogliere sia le richieste di quoziente familiare dell'Udc sia l'appello a risolvere il «conflitto di interessi» tra proprietario e affittuario caro al futurista Mario Baldassarri. Ma anche i sindaci stanno per incassare il loro "dividendo" con la garanzia che sia l'erario a farsi carico delle perdite di gettito eventualmente createsi nel passaggio da un prelievo in base al reddito a uno di tipo sostitutivo. Magari attribuendo allo stato l'80% degli introiti da cedolare secca e ai comuni il restante 20 per cento. Per ragioni di progressività Calderoli ha proposto, inoltre, che il reddito da locazione tassato al 20 o 23% entri nel calcolo del reddito lordo Irpef da utilizzare per l'accesso agli altri sgravi fiscali.

- Eugenio Bruno e Saverio Fossati, Il Sole 24 ore, 12 gennaio 2011