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giovedì 17 aprile 2025

Il peso di affittare e comprare casa: il tasso di sforzo cresce del 6% in 5 anni

Negli ultimi cinque anni, il sogno di avere una casa, che sia in affitto o di proprietà, è diventato più pesante per le famiglie italiane. Secondo un recente studio pubblicato da idealista, il tasso di sforzo necessario per affittare o acquistare un'abitazione è aumentato del 6%, un dato che riflette le crescenti difficoltà economiche affrontate da chi cerca un tetto sopra la testa. Ma cosa significa esattamente questo aumento? E quali sono le implicazioni per il mercato immobiliare e per i cittadini? Scopriamolo insieme.

Cos’è il tasso di sforzo?

Il tasso di sforzo misura la percentuale del reddito familiare destinata alle spese per l’abitazione, come l’affitto o la rata del mutuo. Più questa percentuale è alta, maggiore è il peso economico che grava sulle famiglie. L’incremento del 6% negli ultimi cinque anni indica che oggi gli italiani devono destinare una fetta più consistente del loro reddito per garantirsi un’abitazione, riducendo il budget disponibile per altre necessità, come istruzione, salute o tempo libero.

I numeri dietro l’aumento

Secondo l’analisi di idealista, il mercato immobiliare italiano ha visto un aumento dei costi sia per l’affitto che per l’acquisto. I prezzi delle case sono cresciuti, spinti da una domanda sostenuta e da un’offerta che, in molte città, fatica a tenere il passo. Parallelamente, i canoni di locazione sono aumentati, soprattutto nelle grandi città come Milano, Roma e Firenze, dove la domanda di affitti a breve e lungo termine è in continua crescita. Questo scenario è aggravato da un’inflazione che erode il potere d’acquisto e da salari che, in molti casi, non crescono allo stesso ritmo dei costi abitativi.

Per fare un esempio pratico, se nel 2020 una famiglia media spendeva il 30% del proprio reddito per l’affitto, oggi questa percentuale potrebbe essere salita al 36%. Per chi acquista casa con un mutuo, il peso delle rate è aumentato a causa dei tassi di interesse più alti e dei prezzi immobiliari in salita.

Le città più colpite

L’aumento del tasso di sforzo non è uniforme in tutta Italia. Le città metropolitane, dove la domanda immobiliare è più alta, registrano i rincari più significativi. Milano, ad esempio, si conferma una delle città più care, con affitti e prezzi d’acquisto che mettono sotto pressione anche i redditi medio-alti. Al contrario, in alcune aree rurali o in città meno dinamiche dal punto di vista economico, l’impatto è più contenuto, ma non per questo trascurabile.

Quali sono le cause?

Diversi fattori contribuiscono a questo scenario:

1) Domanda elevata: L’urbanizzazione e l’attrattività di alcune città per lavoro e studio spingono la domanda abitativa.

2) Offerta limitata: La costruzione di nuove abitazioni non sempre riesce a soddisfare la richiesta, soprattutto nelle zone più ambite.

3) Inflazione e tassi di interesse: L’aumento dei costi generali e dei tassi sui mutui rende l’acquisto più oneroso.

4) Turismo e affitti brevi: In molte città, l’espansione degli affitti turistici riduce la disponibilità di case per i residenti, facendo salire i prezzi.

Le conseguenze per le famiglie

Un tasso di sforzo più alto significa meno soldi per altre spese essenziali, con un impatto diretto sulla qualità della vita. Le famiglie più giovani, in particolare, si trovano spesso a dover rimandare l’acquisto della prima casa o a vivere in affitto in condizioni di precarietà economica. Questo fenomeno alimenta anche la tendenza a rimanere più a lungo nella casa dei genitori, un tratto distintivo della società italiana che si accentua in tempi di crisi.

Cosa possiamo aspettarci?

Senza interventi mirati, il trend potrebbe continuare. Politiche abitative più incisive, come incentivi per la costruzione di case a prezzi accessibili o sgravi fiscali per i giovani acquirenti, potrebbero alleggerire il carico. Inoltre, una regolamentazione degli affitti brevi potrebbe liberare alloggi per i residenti, soprattutto nelle città più turistiche.


Luca Vona

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