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martedì 27 febbraio 2024

Divorzio o separazione: cosa accade quando la casa è intestata a un solo coniuge

La riforma Cartabia, entrata in vigore in Italia quasi 50 anni dopo il referendum abrogativo sul divorzio del 1974, introduce importanti cambiamenti nel processo di separazione e divorzio, tra cui il divorzio breve che consente ai coniugi di richiedere la separazione e il divorzio giudiziale attraverso un unico atto, al fine di accelerare le procedure e rendere il processo più civile. Tuttavia, quando questioni emotive cedono il passo alla burocrazia e alla difesa dei beni materiali, come una casa, la separazione o il divorzio possono trasformarsi in contese. La riforma mira a portare equilibrio e stabilità anche su questi aspetti delicati.

Nel caso in cui una casa sia intestata a un solo coniuge, possono sorgere complicazioni significative, soprattutto riguardo ai diritti di successione ereditaria e alla proprietà della casa stessa. Per esempio, con il divorzio, l'ex coniuge non può più rivendicare quote di successione ereditaria. Inoltre, la separazione può essere preferita al divorzio per motivi fiscali o utilitaristici, ma può creare una situazione di incertezza legale.

In Italia, la proprietà di una casa può essere condivisa, come nella comunione dei beni, o intestata a uno solo coniuge, a seconda dello status legale della coppia. Se la casa è intestata a un solo coniuge, la situazione varia a seconda del regime patrimoniale in vigore:

Se i coniugi sono in regime di separazione dei beni, gli acquisti effettuati dopo il matrimonio restano di proprietà del coniuge che li ha sostenuti.

Se i coniugi sono comproprietari della casa, uno dei due può donare il 50% della proprietà all'altro.

Un coniuge può anche donare l'intero immobile all'altro, ma non può richiederne la restituzione, a meno che non ci sia un accordo scritto che dichiari la donazione come simulata.

Quando i coniugi si separano o divorziano, la proprietà dell'immobile diventa cruciale. Se non c'è un regime di comunione dei beni, la casa rimane di proprietà del titolare e l'altro coniuge deve lasciarla, a meno che il giudice non assegni il diritto di abitazione a figli o ex coniuge non proprietario. Questo diritto di abitazione è diverso dal diritto di proprietà e può costringere il proprietario a lasciare la casa, pur restandone il proprietario, fino a quando non trova sistemazione altrove o finché i figli non diventano economicamente indipendenti.


Luca Vona

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